ZOSIMO (Zosĭmus, Ζώσιμος)
Storico. Sulla sua vita sappiamo ben poco: visse nella seconda metà del sec. V d. C.; fu comes e advocatus fisci e trascorse una parte della sua esistenza a Costantinopoli. La sua opera, intitolata ‛Ιστορία νέα, fu pubblicata dopo la sua morte. Divisa in 6 libri, doveva comprendere la storia dell'impero fino al tempo di Z., ma, rimasta incompiuta, arriva fino al 410; ci è giunta inoltre con una grave lacuna: manca infatti il periodo di Diocleziano.
La materia vi è distribuita in maniera ineguale, in corrispondenza col fine dell'autore: il I libro contiene la storia dei primi 3 secoli, che fino a Commodo si riduce in sostanza a un'enumerazione degl'imperatori mentre la narrazione incomincia a essere un po' più particolareggiata nel periodo dell'anarchia militare; 3 libri (II-IV) sono dedicati al sec. IV, gli ultimi due agli anni 395-410.
La questione delle fonti, rispetto alle quali Z. non ebbe alcuna indipendenza, non è ancora del tutto risolta: l'uso di Dessippo, ammesso da alcuni, negato da altri, sembra tuttavia certo; sicuro è quello di Eunapio e di Olimpiodoro; per la guerra persiana di Giuliano, l'opinione sostenuta da molti che fossero state utilizzate le memorie di Magno di Carre, è stata combattuta di recente da R. Laqueur. L'opera di Z., scritta in uno stile che Fozio definì conciso, chiaro e puro, ha gravi difetti (omissioni, confusioni, noncuranza per la cronologia), principale quello causato dallo scopo per cui è stata composta, ma resta per noi di non lieve importanza, per le notizie che ci ha conservate, specialmente per il periodo dell anarchia militare, data la mancanza o la poca attendibilità delle altre fonti, come anche per la storia di Costantino e per il tempo posteriore al 378.
Z. la scrisse mirando a un determinato fine, cosa molto notevole: egli stesso dichiara (I, 57,1) che come Polibio ha narrato in qual modo i Romani in breve tempo avevano conquistato la signoria del mondo, così egli vuole esporre come in uno spazio di tempo non lungo essi l'hanno perduta per le loro scelleratezze. Z., dimostrandosi sprovvisto di ogni senso storico, fa risalire la prima origine della rovina alla sostituzione del governo imperiale a quello repubblicano con il conseguente accentramento, considerato dannoso, di tutto il potere nelle mani di un uomo che, secondo lui, o doveva essere, se animato da buone intenzioni, necessariamente impari al compito immane, o, come avvenne il più delle volte, fu un despota pieno di vizî e quindi causa dei mali che distrussero l'Impero. Fra i principali responsabili della rovina sono presentati Costantino e Teodosio, dipinti con i colori più foschi, mentre Giuliano è l'eroe incomparabile, autore di gesta che nessun prosatore o poeta ha saputo narrare degnamente. Il giudizio di Z. è evidentemente influenzato dalla sua fede di convinto pagano, che gli fa considerare causa prima della rovina dell'Impero l'abbandono della religione dei padri, incominciato da Costantino "l'iniziatore dell'empietà". Di questo spirito anticristiano l'opera è pervasa; da esso deriva il suo maggiore difetto, ma proprio in questo è da ricercare il suo maggiore pregio, giacché essa costituisce per noi un documento della reazione del paganesimo moribondo contro il suo vittorioso competitore.
Codici, edizioni. - Archetipo di tutti i manoscritti conservati è il Cod. Vatic. Gr., 156, dei secoli XI-XIV. Nel 1576 apparve la traduzione latina di J. Leunclavius; la prima edizione completa è quella di Fr. Sylburg (Francoforte 1590); degna di ricordo fra le antiche quella di J. Fr. Reitemeier (Lipsia 1784), il cui testo fu migliorato nell'ediz. di J. Bekker pubblicata nel Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae (Bonn 1837); la migliore ediz. è quella di L. Mendelssohn (Lipsia 1837).
Bibl.: Le prefazioni di J. Fr. Reitemeier e L. Mendelssohn alle rispettive edizioni; L. von Ranke, Weltgeschichte, IV, Lipsia 1883, pp. 264-284; C. Wachsmuth, Einleitung in das Studium der alten Geschichte, Lipsia 1895, pp. 674-676; A. Rosenberg, Einleitung und Quellenkunde zur römischen Geschichte, Berlino 1921, pp. 268-269; Christ-Schmid-Stählin, Geschichte der griechischen Litteratur, 6ª ediz., II, ii, Monaco 1924, pp. 1037-1038; E. Kornemann, Römische Geschichte, in Einleitung in die Altertumswissenschaft, 3ª ediz., III, ii, Lipsia-Berlino 1933, pp. 163-164. Cfr. N. H. Baynes, in Byzantion, II (1925), pp. 149-151; J.-R. Palanque, ibid., VIII (1933), pp. 41-47; P. de Labriolle, La réaction païenne, Parigi 1934, pp. 479-481. Per le fonti, cfr. B. Rappaport, in Klio, I (1901), pp. 427-442; F. Gräbner, in Byzantinische Zeitschrift, XIV (1905), pp. 87-159; W. Klein, in Kliio, Beiheft XIII (1914), pp. 58-134; A. Olivetti, in Rivista di filologia classica, XLIII (1915), pp. 321-333; R. Laqueur, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, coll. 491-493.