ZOTTO (Zottone)
Duca longobardo di Benevento, vissuto nella seconda metà del VI secolo.
Le uniche, e assai scarne, notizie su di lui provengono dall’Historia Langobardorum di Paolo Diacono (III, 33; IV, 18), che lo indica quale primo duca dei Longobardi di Benevento, computa in vent’anni la durata del suo ducato e ricorda come alla sua morte gli sia succeduto Arechi. Quest’ultimo pare essere entrato in carica verso il 590/591 (a lui il papa Gregorio Magno indirizzò una missiva datata al mese di luglio del 592: Registrum epistolarum, II, 45), perciò, se si accetta un periodo di vent’anni, secondo quanto calcolato da Paolo Diacono, per il ducato di Zotto, costui dovrebbe aver conseguito l’ufficio attorno al 570/571.
Paolo Diacono menziona per la prima volta Zotto subito dopo aver parlato della discesa verso sud del re dei Longobardi Autari, che dopo aver toccato i Ducati, separati fisicamente dal regno, di Spoleto e di Benevento, sarebbe giunto fino a Reggio Calabria, fissando qui i confini del dominio dei Longobardi. L’episodio è assai improbabile e il racconto dell’Historia Langobardorum vuole piuttosto rendere simbolicamente l’idea della presa di possesso dell’Italia da parte dei Longobardi, che avevano invaso la Penisola nel 568 o 569, senza peraltro conquistarla per intero.
Il cenno nel testo di Paolo del transito del re per Spoleto e Benevento, a sua volta, potrebbe ben essere un modo per suggerire la dipendenza dal potere del re, se non l’origine regia, dei due Ducati, che invece appaiono aver goduto di una sostanziale autonomia sin dalla loro costituzione e almeno fino all’epoca del re Liutprando, nella prima metà dell’VIII secolo, quando il regno cercò, con alterne fortune, di stringere il controllo sui due ducati più meridionali. In ogni caso, sempre che si prenda per buona la durata di vent’anni della carica di Zotto ricavabile dalle parole di Paolo Diacono, il primo duca di Benevento avrebbe conseguito il suo titolo non al tempo di Autari (re dal 584 al 590), cui la narrazione dell’Historia Langobardorum lo collega, ma, piuttosto, all’epoca di Alboino, il monarca che guidò i Longobardi in Italia e che morì nel 572.
La moderna storiografia ha a lungo discusso se la creazione del Ducato longobardo di Benevento (così come anche quella del ducato di Spoleto, il cui primo titolare fu Faroaldo) vada ascritta all’impresa di gruppi di guerrieri staccatisi dal grosso dell’esercito invasore per spingersi più a sud, al di fuori delle direttive regie; oppure sia da attribuire all’iniziativa di Longobardi già stanziati in territorio campano (e umbro) dai tempi della guerra tra i Goti e l’Impero romano d’Oriente (535-554), nel corso della quale truppe longobarde avevano combattuto al soldo dell’Impero. Se al quesito resta impossibile fornire una risposta certa, alla luce della larga autonomia politica di cui sin dalla loro genesi, e almeno fino agli sforzi di disciplinamento compiuti dai re dell’VIII secolo, Benevento e Spoleto sempre godettero, appare del tutto verosimile che, comunque siano andate le cose, nella formazione dei due Ducati l’autorità regia non abbia avuto alcun ruolo; mentre non si può escludere che Zotto e Faroaldo abbiano piuttosto inizialmente agito garantiti da una qualche forma di accordo con l’Impero, che nelle regioni centromeridionali d’Italia conservava allora una posizione predominante.
Nelle convulse vicende dei primi tempi dell’invasione, del resto, anche diversi duchi del nord esercitarono di fatto una certa autonomia nell’esercizio del proprio potere, in alcuni casi fino a porsi al soldo dell’Impero contro il loro stesso monarca, a riprova della ridotta coesione politica generale della stirpe longobarda e della debolezza intrinseca dell’istituto regio nei loro ordinamenti tradizionali. Eventuali intese con l’Impero non impedivano comunque ai duchi longobardi, inclusi quelli beneventani, di agire con spregiudicatezza, razziando all’occasione i territori imperiali per fare bottino o per strappare nuove concessioni.
Poco si sa nel dettaglio dell’estensione territoriale del Ducato di Zotto, che, centrato sulla città di Benevento, residenza del duca, doveva comprendere un’area, non vastissima, imperniata sulla dorsale appenninica, tra le odierne Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Molise.
Un incremento significativo della superficie del Ducato, fino a includere pressoché tutto l’entroterra del Mezzogiorno continentale, e con qualche apertura anche verso le aree costiere, sembra essersi avuto con il successore Arechi, della cui intraprendenza militare e delle cui scorrerie ebbe modo di lamentarsi a più riprese, tra gli altri, il papa Gregorio Magno, che si lamentava della perdurante inaffidabilità dei duchi di Benevento e di Spoleto anche dopo la stipula di una tregua con il re Agilulfo e i cui Dialogi restituiscono il quadro di devastazioni, soprattutto a danno di chiese e monasteri, determinato dalle rapine dei Longobardi.
Tra il 581 e il 589, e dunque durante il ducato di Zotto, sembra doversi collocare il pesante saccheggio per mano longobarda del monastero di Montecassino, che nell’occasione fu abbandonato dai monaci che vi risiedevano, fuggiti a Roma, rimanendo deserto per quasi un secolo, prima della sua ricostruzione e ripopolamento (Historia Langobardorum, IV, 17). Nel 581 i Longobardi beneventani attaccarono anche Napoli. Le razzie commesse dai Longobardi nel Mezzogiorno colpirono territori già duramente provati dalle vicende del lunghissimo conflitto tra i Goti e l’Impero romano d’Oriente, che aveva sconvolto l’intera penisola, ma che aveva infierito soprattutto sulle regioni centromeridionali, dove era stata condotta la maggior pare delle operazioni militari, determinando lo spopolamento di vaste zone, la rovina di molte infrastrutture risalenti all’età romano-imperiale, a cominciare dalla rete stradale, il declino delle attività produttive.
Come si è accennato, Zotto morì probabilmente attorno al 590/591.
Secondo Paolo Diacono (IV, 18), alla sua morte il Ducato di Benevento fu assegnato al friulano Arechi, inviato dallo stesso re Agilulfo: il cenno così formulato lascerebbe intendere una volontà del monarca di legare a sé Benevento tramite un uomo di propria fiducia, dopo l’esperienza di Zotto, ma la successiva condotta di Arechi era destinata a confermare, invece, la perdurante autonomia di fatto del Ducato meridionale.
Fonti e bibliografia
Gregorii I papae Registrum epistolarum, edd. P. Ewald – L.M. Hartmann, in MGH, Epistolae, I-II, Berolini 1887-1899; Pauli Historia Langobardorum, edd. L. Bethmann - G. Waitz, in ibid., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 12-187; Grégoire le Grand, Dialogues, ed. A. De Vogüé, I-III, Paris 1978-1980. O. Bertolini, Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi, Bologna 1941; N. Cilento, Italia meridionale longobarda, Milano-Napoli, 1971; S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978; P. Delogu, Il Regno longobardo, in P. Delogu - A. Guillou - G. Ortalli, Longobardi e Bizantini, Torino 1980, pp. 1-216; J. Jarnut, Geschichte der Langobarden, Stuttgart-Berlin-Köln-Mainz 1982 (trad. it. Storia dei Longobardi, Torino 1995); V. von Falkenhausen, I Longobardi meridionali, in Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, Torino 1983, pp. 249-364; C.D. Fonseca, Longobardia minore e Longobardi nell’Italia meridionale, in Magistra Barbaritas. I Barbari in Italia, Milano 1984, pp. 127-184; S. Gasparri, Il ducato e il principato di Benevento, in Storia del Mezzogiorno, II/1, dir. G. Galasso - R. Romeo, Napoli 1987, pp. 83-146; I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento. Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Spoleto-Benevento, 20-27 ottobre 2002, Spoleto 2003; J.-M. Martin, La Longobardia meridionale, in Il regno dei Longobardi in Italia. Archeologia società e istituzioni, a cura di S. Gasparri, Spoleto 2004, pp. 327-365; I longobardi del sud, a cura di G. Roma, Roma 2010; T. Indelli, Langobardia. I Longobardi in Italia, Padova 2013; C. Azzara, I longobardi, Bologna 2015; Longobardi. Un popolo che cambia la storia, a cura di G.P. Brogiolo - F. Marazzi - C. Giostra, Milano 2017.