ZU (sumerico Zū)
Divinità sumerica, "l'uccello della tempesta", nominata nei testi letterari, senza che da essi possa trarsi una determinazione più precisa dell'aspetto del personaggio.
Zu sembra aver avuto in origine poteri demoniaci e carattere malefico; un testo accadico mutilo narra che egli rubò le "tavolette del destino" di Enlil, per conquistare il potere sul cielo e sulla terra e che probabilmente fu vinto da Lugalbanda, re di Uruk. Con tutta verosimiglianza, come ha notato il Langdon, vi era una più antica versione sumerica del mito in cui comparivano Ninurta e Zu, mito basato sul conflitto fra il sole e il dèmone invernale della tempesta e delle tenebre; gli scribi semitici sostituirono Lugalbanda a Ninurta, ovvero a Ningirsu (giacché all'inizio della II tavoletta del Poema della Creazione si parla di queste dio come di "colui che ha tenuto al guinzaglio Zu").
Zu compare in un altro poema sumerico frammentario, il Poema di Gilgamesh e di Enkidu e dell'Oltretomba; all'inizio si parla dell'uccello Zu che ha posto il suo piccolo fra le fronde dell'albero khuluppu, piantato sulle rive dell'Eufrate e successivamente trasportato dalla dea manna ad Uruk, allorché fu sommerso dalle acque del fiume. Infine, Zu è menzionato in una delle versioni del mito di Etana (v.), mentre nei tempi più tardi sembra essersi creata una certa confusione fra lui ed Imdugud, giacché alcuni testi attribuiscono il nome di Zu all'aquila leontocefala, emblema del dio di Lagash, Ningirsu (v.).
Dal punto di vista iconografico, abbiamo l'illustrazione del mito principale connesso alla figura di Zu su alcuni sigilli di età sargonide (seconda metà del III millennio). Vi è rappresentato il momento finale del furto delle tavolette, cioè la punizione del dio davanti ad Enki (v.): alcune divinità minori conducono per mano un uomo barbato, la cui parte inferiore del corpo termina in zampe artigliate e coda di rapace, al cospetto di Enki. Talora l'uomo-uccello è trascinato per un orecchio (Porada, n. 197), talora è condotto da un uomo-toro, o ha il collo circondato da una corda che regge una delle divinità minori (Porada, n. 200): in quest'ultimo caso il dio di Eridu non è seduto in trono, ma è eretto, col piede su una montagna. Da notare che molto spesso la divinità introducente Zu è caratterizzata da una doppia faccia; questa figura gianiforme può identificarsi con Usmu, ricordato nei testi come attendente o ministro (sukallu) di Enki.
A prescindere dalla rappresentazione su di un sigillo sargonide da Ur (Frankfort, tav. xviii d), in cui è dubbio se il dio alato con zampe di uccello che è eretto sul dorso di un essere umano inginocchiato, sia Zu o non piuttosto uno dei dèmoni della malattia, vi sono altri sigilli accadici che mostrano scene diverse dal gruppo assai omogeneo che abbiamo ora esaminato; il Frankfort le riconnette al ciclo di Zu, ma ciò resta estremamente ipotetico.
Infine, alcuni sigilli neo-assiri e neo-babilonesi (Ward, n. 580; Porada, nn. 724, 725, 750, 764, ecc.) che rappresentano un eroe lottante contro un cavallo alato, o un uccello, o un grifone, sono stati interpretati dal Langdon come un riflesso del combattimento fra Marduk e Zu; così pure il celebre bassorilievo di età neo-assira da un tempio di Nimrud, con un genio col tridente che insegue un grifone a testa leonina, e in cui, con più verosimiglianza, i più vedono la lotta fra Marduk e Tiāmat.
Bibl.: A. Ungnad, Die Religion der Babylonier und Assyrer, Jena 1921, pp. 151 ss.; E. Dhorme, Les religions de Babylonie et d'Assyrie, Parigi 19492, pp. 49; 314; 328. Sull'aspetto più propriamente letterario del mito: H. Gressmann, Altorientalische Texte zum Alten Testament, Berlino-Lipsia 1926, pp. 141-3; S. Langdon, The Babylonian Epic of Creation, Oxford 1923, pp. 18-20; id., The Semitic Mithology, Boston 1931, pp. 40; 101-02; 117-8, passim; S. N. Kramer, Sumerian Mythology, Filadelfia 1944, pp. 33-4. Sui sigilli: W. H. Ward, The Seal Cylinders of Western Asia, Washington 1910, in particolare pp. 102-07, nn. 291-300 b; L. Speleers, Catalogue des intailles et empreintes orientales des Musée du Cinquanténaire, Bruxelles 1917, pp. 132-7; E. Porada, The Collection of the Pierpont Morgan Library, New York 1948, pp. 25-6, nn. 195-201.