Pseudonimo letterario del verseggiatore veneto Gian Paolo Liompardi (sec. 16º), uno dei più fecondi tra un gruppo di scrittori, cosiddetti schiavoneschi, che per tutto il Cinquecento fecero ricorso, per le loro composizioni poetiche, a un curioso ibridismo linguistico nel quale il dialetto veneto è arricchito con forme e parole slave della Dalmazia.