ZUCCHERO (XXXV, p. 1033)
Negli Stati Uniti è continuata l'applicazione di sistemi sempre più meccanizzati diretti a diminuire la mano d'opera.
Appositi autocarri ribaltabili scaricano le bietole in elevatori che le dispongono in grandi mucchi; un apparecchio rotante ne regola l'afflusso nei sili e quindi nelle tagliatrici, dove arrivano diserbate e pulite e dalle quali sono ridotte in sottili fettucce che cadono e si dispongono nei diffusori mediante un apparecchio a disco girevole. La diffusione, con acqua a pressione di due atmosfere, si compie con rapida marcia; si estraggono litri 130-160 di sugo per cento bietole, onde avere un forte esaurimento con piccole perdite. La saturazione è continua, e prima della filtrazione il sugo saturato passa in un apparecchio decantatore Dorr dal quale il precipitato decantato passa in filtri rotativi raggiungendosi la massima economia di mano d'opera, di calce e di acqua di lavaggio.
La batteria d'evaporazione è in generale un quintuplo-effetto sotto vuoto; per la cottura si hanno apparecchi di grande capacità (400 hl.) con condensatore indipendente. La cotta di primo getto, alimentata con vapore diretto ridotto, si compie in un'ora e mezza; le cotte di secondo e terzo getto, alimentate con vapori dei corpi d'evaporazione, si compiono rispettivamente in tre ed in otto ore. Le massecotte prima della centrifugazione passano in mescolatori a raffreddamente rapido tipo Lafeuille e Wespoor. Per la centrifugazione dello zucchero si adoperano turbine a grande velocità. Nella fabbrica modernissima di Nyssa, nell'Oregon, che lavora 25.000 q. di bietole al giorno, si hanno soltanto due bolle di cottura per il primo getto, due per il secondo, due per il terzo; tre soli cristallizzatori Lafeuille, cinque centrifughe a 1600 giri per il primo getto, tre per il secondo, sei a giri 1800 per il terzo, con avviamento e scarico automatico. Lo zucchero bianco raccolto in grandi sili viene insaccato o inscatolato con macchine automatiche.
Tali meccanizzazioni non sono facilmente realizzabili in Europa, specialmente per le fabbriche già esistenti, dato l'altissimo costo odierno degli impianti da ammortizzarsi con brevi campagne, e data la difficoltà di ridurre di molto, in special modo in Italia, il numero degli operai. In Italia, a differenza di quanto si fa in America, si cerca di raggiungere la massima economia di combustibili con i migliori impianti di caldaie e di centrali termo-elettriche e con l'utilizzazione massima di vapore nella batteria di evaporazione e cottura.
Negli impianti moderni la batteria di evaporazione a quintuplo effetto funziona a pressione; il primo corpo Kestner riscaldato col vapore di scarico dei turboalternatori a 2,5 ÷ 2,7 atm., integrato, se necessario, con vapore diretto ridotto, bolle a 130°, il secondo corpo Kestner bolle a 120°, il terzo Kestner a 110°, il quarto corpo verticale tipo Robert a 101°, il quinto pure verticale di piccola superficie, in comunicazione col condensatore, bolle a 80° solo per autoevaporazione del sugo denso che le passa in esso. Dal secondo e terzo corpo si prelevano i vapori per bolle di cottura e per alcuni riscaldamenti di sugo, dal quarto per altri riscaldamenti e per la diffusione. Solo nelle fabbriche-raffinerie si prelevano per la cottura del raffinato vapori anche dal primo corpo. Adoperando rigidamente questo sistema può ottenersi un'economia di combustibili del 15 ÷ 20% sui vecchi sistemi.
Depurazione dei sughi. - Con l'applicazione di predefecazione e successiva defecazione dei sughi greggi si è ottenuta un'economia di circa il 40% di calce e coke al forno a calce. La predefecazione si ottiene aggiungendo al sugo greggio freddo 0,4% di ossido di calcio al fine di avere nel liquido il pH optimum perché i colloidi flocculino. Al liquido flocculato riscaldato si aggiunge ancora 1% di ossido di calcio, ottenendosi una massa facilmente filtrabile. Molti procedimenti furono tentati per sostituire il trattamento calcio-carbonico, ma finora nessuno ha potuto superarlo. D000 la defecazione le sostanze non zuccherine non separabili con la calce restano nei sughi per formare il melasso, ultimo residuo della fabbricazione, sciroppo che contiene ancora circa il 50% di saccarosio (saccaromelasso).
Negli Stati Uniti importanti studî ed esperienze tendono a sostituire la defecazione calcio-carbonica con un trattamento diretto del sugo greggio su resine scambiatrici di ioni per ricuperare direttamente dalla fabbricazione sotto forma di zucchero bianco oltre il 70% del saccaromelasso. Non si sa ancora se tale procedimento potrà essere economicamente realizzabile.
Perdite di saccarosio. - In questi ultimi anni sono stati fatti in Italia molti studî per ridurre al minimo le perdite in saccarosio e per individuare nelle varie fasi della lavorazione le cosiddette perdite sconosciute che oscillano normalmente intorno 0,5% di bietole, ma possono essere altissime in casi di bietole non sane o di lavoro non ben condotto. Oltre a minuziose esperienze eseguite nei laboratorî sperimentali, altre interessantissime furono fatte in alcune fabbriche dividendole in settori e misurando esattamente il saccarosio passante da un settore all'altro. Normalmente riscontransi due o tre decimi di perdite alla diffusione e un decimo per ogni altro settore, ma spesso si verificano notevoli oscillazioni dovute alla influenza di sostanze polarizzanti nei varî sensi, a perdite di alcalinità, a distruzioni e perdite di saccarosio per cause chimiche e meccaniche. Nelle fabbriche ben condotte le perdite totali di saccarosio non sono superiori all'1% di bietole.
Sviluppo dell'industria saccarifera. - Nuove fabbriche sono sorte in questi ultimi anni nell'America del Nord e del Sud. In Europa il maggior sviluppo è dato dall'Inghilterra. Nell'Italia centro-meridionale sono stati costruiti cinque zuccherifici per una potenzialità complessiva giornaliera di 40.000 q. di bietole, e nella settentrionale otto distillerie di bietole della potenzialità complessiva di 48.000 q., le quali man mano verranno trasformate in zuccherifici. Presso lo zuccherificio di Cavarzere è stato costruito un impianto per la dezuccherazione del melasso con barite per una produzione di 600 q. di zucchero al giorno. Attualmente gli zuccherifici in Italia sono 57 per una potenzialità complessiva giornaliera di lavorazione di 740.000 q. di bietole. Di essi 28 producono direttamente zucchero raffinato. In 60 giorni possono lavorarsi 45 milioni di quintali di bietole con produzione di 5 milioni di quintali di zucchero ed 800.000 ettanidri di alcool.
Produzione e commercio (p. 1043). - Nel decennio precedente la seconda Guerra mondiale due notevoli tentativi di cooperazione internazionale si susseguirono allo scopo di stabilizzare il mercato mondiale dello zucchero: 1) l'accordo quinquennale del 1931, noto col nome di "Piano Chadbourne", concluso a Bruxelles tra 9 paesi esportatori (Cuba, Giava, Germania, Cecoslovacchia, Polonia, Belgio, Ungheria, e in secondo tempo Iugoslavia e Perù) rappresentanti il 45% della produzione mondiale; 2) l'accordo di Londra del 1937 pure quinquennale, tra 21 paesi importatori ed esportatori, rappresentanti l'80% del consumo ed il 95% del commercio internazionale.
Ma il Piano Chadbourne, che impegnava Cuba e Giava a ridurre la produzione di canna e i partecipanti europei l'esportazione di zucchero di barbabietola, non poté, a causa soprattutto dell'accrescersi continuo e incontrollato della produzione nei paesi non aderenti, raggiungere il fine di instaurare un equilibrio tra le disponibilità e la domanda; e mantenere il prezzo dello zucchero non protetto ad un livello equo, abbastanza basso per scoraggiare nuove esportazioni, incoraggiare l'incremento del consumo e permettere nello stesso tempo un ragionevole profitto ai produttori. In quanto, poi, al secondo accordo, la guerra ne impedì la completa applicazione. Prorogato di anno in anno dal 1942 al 31 agosto 1947; ne funzionò solo il Consiglio internazionale per lo zucchero, quale organo di informazione. Mentre il compito della distribuzione dello zucchero, come di altri fondamentali prodotti alimentari, fu dagli Alleati affidato al Combined Food Board (CFB) e poi al Comitato internazionale della crisi alimentare (IEFC), fino al 10 aprile 1948.
Nel quinquennio 1935-39 la produzione mondiale dello zucchero, espressa in greggio era in media di 28,3 milioni di t. con tendenza all'aumento; il consumo di poco inferiore (27,7 milioni t.) ma in regresso; i prezzi sul mercato libero declinavano fino al livello bassissimo di 1 cent di dollaro per libbra (dai 2 1/2 cents del 1925).
Con lo scoppio della guerra e le sue immediate conseguenze - internazione quasi totale del traffico attraverso l'Atlantico e in altri mari, distruzione di fabbriche in Polonia, Francia, Belgio, ecc., diminuzione della produzione delle barbabietole, introduzione dell'economia di guerra - il razionamento dello zucchero fu istituito in quasi tutta l'Europa. A Cuba, invece, e negli altri paesi produttori di canna tornavano ad accumularsi enormi giacenze. La situazione cambiò dopo l'occupazione nipponica di Giava e delle Filippine: gli Stati Uniti dovettero adottare il razionamento, e provvedere al crescente fabbisogno proprio e degli altri paesi, alleati e occupati, comprando ogni anno a prezzi più alti (1942: 2,65 cents per libbra; 1945: 3,10; 1946: 3,675; 1947: 4,76).
Il compito del CFB fu particolarmente difficile nel 1945, quando, a seguito dello scarso raccolto di barbabietole in Europa, la domanda di zucchero superava di molto le possibilità di approvvigionamento. Ma la ripresa fu rapida e nel 1948 l'IEFC poté sospendere il suo controllo sulla distribuzione dello zucchero. Risultato questo dovuto alla rinnovata efficienza delle fabbriche nei paesi devastati dalla guerra e all'estremamente favorevole andamento delle ultime tre annate, sia nelle regioni produttrici di canna da zucchero (Cuba, che ha avuto un raccolto record nel 1947; Filippine, dominî britannici), sia in Europa dove ormai la superficie destinata alle barbabietole è più estesa che nell'anteguerra. Cosicché il totale della produzione mondiale di zucchero greggio nel 1948-49 raggiungerà quasi 38 milioni di t. metriche, secondo le previsioni (aprile 1949) del Ministero dell'agricoltura degli Stati Uniti.
In Italia, la produzione di bietole, che nel 1936-39 raggiungeva una media di 32.715.590 q. su 134.739 ha. (243,8 q. per ha.), discese rapidamente durante la guerra; e gravi danni subirono le raffinerie. Nel maggio 1945 s'intraprese la ricostruzione: 27 stabilimenti furono rimessi in azione e nell'anno successivo quasi tutti erano di nuovo in efficienza, mentre la produzione delle barbabietole, ancora debole nel 1946 e 1947, saliva nel 1948 a 34.086.840 q. su 112.721 ha., con una resa di 302,4 q. per ha. (340 nella provincia di Rovigo).
Bibl.: E. Romolini, L'économie sucrière entre les deux guerres mondiales, in Series d'Études, n. 5 dell'Ist. Intern. d'Agr., Roma 1944; FAO, State of food and agriculture, Washington 1948; Informazioni varie, in L'Industria saccarifera italiana, XVI, 1948 (anche per la tabella della produzione mondiale di zucchero, secondo Willet e Gray, 30 settembre 1948).