Vedi ZUGLIO dell'anno: 1966 - 1997
ZUGLIO (Iulium Carnicum)
Centro romano della Carnia situato nella valle del But (affluente del Tagliamento) sulla strada che portava da Aquileia ad Aguntum tramite il passo di Monte Croce (la cosiddetta via Iulia Augusta).
Il territorio, già interessato da stanziamenti veneti e reti, fu occupato verso la metà del I millennio a. C. dai Carni, popolazione di probabile origine celtica. Intorno al 50 a. C., quale scolta protettiva di Aquileia contro le genti alpine del Norico e della Pannonia, il centro carnico, capitale di un vasto territorio montano, divenne castellum, assumendo il nuovo nome. Poco dopo, probabilmente in rapporto alla conquista romana del Norico (35 a. C.), divenne vicus di Aquileia e, successivamente municipium autonomo e, infine, colonia. Ebbe vita fiorente durante l'Impero e fu sede vescovile fino all'VIII secolo. Oltre alle fonti scritte, soprattutto epigrafiche, che ci informano sulla vita pubblica e privata del centro, ci sono pervenuti numerosi resti monumentali: il Foro porticato con tempio e basilica, le terme, resti di edifici pubblici e privati, una basilica paleocristiana con mosaici, frammenti di sculture bronzee, tra cui un ritratto virile, conservato nel museo di Cividale del Friuli (v. Cividale). Al periodo preromano o, al più tardi, al tempo del castellum vanno riferite le fondazioni di una serie di ambienti rettangolari sotto il livello della platea del Foro a S-O e i resti di una massicciata stradale ad essi antistante. Seguì, con orientamento leggermente diverso, l'impianto del Foro. Il rettangolo perimetrale esterno misura circa m 40 × 85 e si componeva di un portico distribuito sui quattro lati, con larghezze diverse (m 5,40, m 4,80). Le colonne (senza base e senza capitello) erano 24 sui lati lunghi, 10 sui corti e reggevano un architrave semplice concluso da una serie di dentelli; tre gradini superavano il dislivello tra il portico e la platea lastricata: il tutto eseguito in calcare locale con tecnica e forme piuttosto rustiche, certo provinciali. Di maggior impegno doveva essere invece il tempio di cui resta oggi il nucleo cementizio del podio, ma che quasi certamente, a giudicare da frammenti di decoro architettonico trovati nella zona, doveva essere marmoreo. Presenta rapporti vitruviani e doveva avere un pronao tetrastilo con tre colonne sui fianchi. Resta incerto se sia da identificare con il Capitolium o semplicemente con il tempio del dio carnico Beleno, ricostruito (C.I.L., v, 1829) in periodo tardo-repubblicano. Al portico breve del lato meridionale si addossava, per tutta la larghezza del Foro, ma ad un livello di m 2,50 sotto il piano della sua platea, un'aula rettangolare divisa in due navate da una serie di otto colonne. Poiché il piano originario del terreno è in progressiva pendenza da N a S è probabile che sopra quest'aula si elevasse un secondo piano, all'incirca a livello con la platea del Foro. Per tipologia, ubicazione e per il carattere dei reperti (epigrafi e resti di statue onorarie, tra cui la testa bronzea su ricordata) vi si riconosce la basilica. Come nel tempio, la decorazione architettonica doveva essere particolarmente curata. Il complesso del Foro si presenta unitario nonostante quelle anomalie, come l'angolo smussato di N-E fatto per rispettare le preesistenti terme vicine, e la serie di fondazioni a N della basilica, che hanno fatto pensare ad almeno due fasi successive di sviluppo. La datazione del complesso, per assenza di precisi dati di scavo, è da farsi, per confronti morfologici, non oltre la metà del I sec. d. C. I reperti epigrafici e figurati non hanno peso che come elementi della vita successiva degli edifici in cui furono trovati e sono per lo più del I sec. dell'Impero. Solo il ritratto bronzeo della basilica ha fatto pensare, per certi caratteri, al tardoantico così da essere supposto come Costantino. Ma a tale ipotesi se ne affianca un'altra che vi riconosce un privato di età traianea e che pare più attendibile. In prossimità dell'angolo N del Foro è stato parzialmente esplorato un edificio termale di schema piuttosto semplice, composto di un grande ambiente fornito di piscina e di locali minori adiacenti. Un altro edificio pubblico, forse un tempio, è stato parzialmente messo allo scoperto nella zona più settentrionale della città. Di particolare interesse è la basilica cemeteriale di Zuglio. È il primo documento paleocristiano della città, perché mentre con le fonti scritte non si risale oltre il 490 (G.I.L., v, 1858), con i mosaici che ne decorano a tinte sobrie, con trame geometriche e con epigrafi di offerenti, il pavimento, si giunge forse già alla fine del IV secolo. La pianta è a croce latina, con una grande aula rettangolare (25,40 per 11,30) che comprende, quasi sul fondo, il muro semicircolare del banco dei sacerdoti ed è fornita di nartece, diaconico e protesi. Il tappeto musivo doveva essere a tre corsie nel senso longitudinale, ma non esistono prove per affermare, in corrispondenza, una tripartizione dello spazio in navate, e ancora meno per sostenere che la parte centrale fosse scoperta. Il tipo architettonico è intermedio tra quello aquileiese e quello norico-alpino, quasi a significare il valore di tramite che Z. dovette avere, oltre che dal punto di vista militare e politico, anche da quello artistico.
Bibl.: C.I.L., V, pp. 172-178, p. 1053; E. Pais, Suppl., p. 48 ss.; Münzen, in Pauly-Wissowa, X, 1917, c. 105, s. v. Iulium Carnium; R. Egger, in Österr. Jahresh., XXI-XXII, 1922-24, Beibl., cc. 317-327; Arch. Anz., LIII, 1938, c. 631; G. C. Mor, Recenti scavi nei due fori giuli friulani, in Atti V Congr. naz. studi romani, II, Spoleto 1940, p. 23 ss.; S. Stucchi, Il ritratto bronzeo di Costantino del Museo di Cividale, in Studi Goriziani, XIII, 1950, p. 45; P. M. Moro, Romanità in Carnia, Padova 1953; id., Iulium Carnicum (Zuglio), Roma 1956 (con ricco elenco bibliografico e silloge di fonti storiche); G. C. Menis, La basilica paleocristiana nelle diocesi settentrionali della metropoli di Aquileia, Città del Vaticano 1958, pp. 53-69, tav. II; G. Daltrop, Die stadtrömischen männlichen Privatbildnisse, traianischer und hadrianischer Zeit, Münster 1958, p. 114; L. Bertacchi, Il foro romano di Zuglio, in Aquileia nostra, XXX, 1959, pp. 50-58.