a priori
‹a priòri› locuz. lat. mediev. («da ciò che [logicamente] è prima»). – Termine della filosofia (opposto al termine a posteriori), usato, con valore avv. o aggettivale, in riferimento ad argomentazioni, affermazioni, giudizî non ricavati dall’esperienza ma formulati dalla ragione, deducendo dai principî le conseguenze, dagli universali i particolari, dalle cause gli effetti: dimostrare o dimostrazione a p., giudicare o giudizio a priori; in partic., in Kant, indica l’elemento formale di ogni conoscenza universale e necessaria, che la ragione ricava dalla sua interiorità e che quindi non dipende dall’esperienza ma è unito ad essa e la condiziona (sinon. di puro, formale, trascendentale, e opposto a empirico): giudizî sintetici a p.; le forme a p., le intuizioni pure dello spazio e del tempo (nella sensibilità) e le categorie o concetti puri dell’intelletto. Per estens., nell’uso com., affermare, giudicare a p., in astratto, senza probanti elementi che diano validità all’affermazione o al giudizio, e quindi, spesso, in base a preconcetti.