abbagliare
v. tr. e intr. [forse der. del lat. varius «vario», per la varietà del colore] (io abbàglio, ecc.). – 1. tr. a. Offuscare la vista, diminuire o togliere momentaneamente la facoltà visiva con la propria intensa luminosità: c’era un sole che abbagliava gli occhi (anche assol.: una luce che abbaglia); restare abbagliato dai fari di un’automobile. b. fig. Affascinare, riempire di attonita ammirazione: uno sfarzo di decorazione che abbaglia i visitatori; sopraffare la capacità dei sensi o dell’intelletto: Gittò il battaglio, tanta ira l’abbaglia, E con gran furia addosso a quel si scaglia (Pulci); illudere, sedurre, o trarre in inganno con l’apparenza del proprio splendore: a. con promesse; lasciarsi a. dalle novità, dalla speranza di facili guadagni. 2. intr. (aus. essere) e intr. pron. a. Provare un effetto di abbagliamento, per eccesso di luce: abbagliavo a quel sole così violento; essere temporaneamente privato della vista per fame, debolezza o improvviso malore: mentre stava gozzovigliando in una bettola, gli vennero a un tratto de’ brividi, gli s’abbagliaron gli occhi, gli mancaron le forze, e cascò (Manzoni). b. In senso fig., ant. (solo come intr. pron.), ingannarsi, cadere in errore, illudersi o lasciarsi illudere: tu t’abbagli Nel falso immaginar (Boccaccio). ◆ Part. pres. abbagliante, usato con valore di agg., in senso proprio e fig. (v. la voce).