abbaiare
v. intr. [voce onomatopeica; cfr. lat. baubare] (io abbàio, ecc.; aus. avere). – 1. Emettere la voce (detto del cane): i cani gli corsero incontro abbaiando; un cane abbaiava nel silenzio della notte; sostantivato: il furioso a. dei cani. Il verbo è adoperato anche per indicare la voce della volpe, in quanto simile a quella del cane: avevano finalmente visto arrivare la volpe, che andava abbaiando e uggiolando tra le macchie (Capuana). 2. estens. e fig. Gridare, urlare come il cane, di persona che protesta, inveisce o minaccia: che cos’ha da a. costui?; non la smette di a.; lascialo abbaiare! Locuzioni e modi prov.: a. alla luna, al vento, gridare invano, senza ragione né effetto: uno di quei grulli che abbaiano alla luna (Verga); non c’è can che abbai, non c’è nessuno; prov., cane che abbaia non morde, chi minaccia molto, di solito fa poco male. ◆ Part. pres. abbaiante, con funzione verbale o di agg.: faceva sentire di tratto in tratto il suo ululato lamentevole di cane abbaiante alla luna (De Amicis); in medicina, tosse abbaiante, il particolare timbro di tosse conseguente a stenosi della rima laringea.