abominare
(o abbominare) v. tr. [dal lat. abominare o abominari «respingere come cattivo presagio», comp. di ab «da» e omen «presagio»] (io abòmino, ecc.). – 1. letter. Avere in orrore, detestare, disapprovare (per lo più riferito a cosa o persona moralmente riprovevole): a. il vizio, la bestemmia, la violenza; a. i tiranni; Già s’innalzan dai cori omicidi Grazie ed inni che abbomina il ciel (Manzoni). 2. ant. Accusare, tacciare di azioni vituperevoli: di ciò non voglio recare innanzi alcuna testimonianza, ma ciascuno volga li occhi..., e vedrà quello che io mi taccio per non abominare alcuno (Dante); levava boce [=voce] che Carlo aveva fatto uccidere Buoso per invidia, e di molte altre cose l’abominava (Andrea da Barberino). ◆ Part. pass. abominato, usato anche con valore di agg., profondamente detestato: l’abominato tiranno; odioso: Lucia sperava che le sue nozze avrebber troncata, sul principiare, quell’abbominata persecuzione (Manzoni).