aborto
abòrto s. m. [dal lat. abortus -us, der. di aboriri «perire», comp. di ab «via da» e oriri «nascere»]. – 1. a. Nella donna, interruzione della gravidanza prima del 180° giorno: a. spontaneo, dovuto a cause naturali, provocato da cause patologiche; a. procurato (o provocato o indotto), interruzione volontaria della gravidanza; a. terapeutico, quello praticato quando la gravidanza costituisce pregiudizio per la salute della donna; a. interno o intrauterino, tipo di aborto in cui il feto viene ritenuto nell’utero per lungo tempo (mesi o anche anni) senza essere espulso. Con riferimento all’aborto procurato, le espressioni: a. libero, a. clandestino; liberalizzazione, depenalizzazione, legalizzazione dell’a.; a. legalizzato, effettuato secondo le modalità e nei termini stabiliti dalla legge; a. farmacologico, prodotto dall’assunzione di appositi farmaci; a. selettivo (sul modello dell’ingl. selective abortion), effettuato, nei casi previsti dalla legge, riducendo il numero degli embrioni impiantati nell’utero mediante inseminazione artificiale per garantire la sopravvivenza di quelli rimanenti o per proteggere la gestante dai rischi insorti nella gravidanza. b. In genere, negli animali, interruzione della gravidanza prima che il feto sia vitale, cioè prima del 10° mese nella cavalla, del 7° nella vacca, del 4° negli ovini e caprini, di 100 giorni nei suini. Per l’a. epizootico, v. epizootico. c. Il feto stesso, di donna o d’animale, nato prematuro e morto. 2. Nelle piante, mancato sviluppo, ossia soppressione di un organo già nell’abbozzo; per es., stami o pistilli nei fiori diclini di varie piante; la lamina nelle foglie delle acacie a fillodî. 3. fig. Persona di scarse doti intellettuali o imperfette qualità fisiche: questi ... a. della mia specie, i quali non hanno gagliardia né presenza da farsi largo nel mondo (Foscolo); spec. come espressione ingiuriosa: è un a. di natura! Più genericam., riferito a qualunque cosa non portata a compimento: è un aborto!