accecare
v. tr. e intr. [der. di cieco] (io accèco, tu accèchi, ecc.; le forme con -cie- sono rare). – 1. tr. a. Rendere cieco, privare della vista: accecarono tutti i prigionieri; una scheggia di granata l’aveva accecato; rifl.: dalla disperazione si accecò. Anche riferito direttamente agli occhi: il colpo fu così forte, che credevo m’avesse accecato tutt’e due gli occhi; era successa una disgrazia alla civetta che abbagliata dal sole era andata ad accecarsi un occhio contro un ramo, e gemeva (Tombari). Per iperbole, privare momentaneamente della vista, abbagliando o obbligando a chiudere gli occhi: un sole, un fumo, una polvere che acceca. Fig., togliere il senno, la ragione: la passione lo acceca; era accecato dall’ira. b. estens. A. una conduttura, un canale, ostruirli, intasarli; a. una finestra, murarla; a. una falla, in marina, tapparla con mezzi di fortuna; a. una lampada, schermarla con un panno per smorzarne la luce; a. una vite, un chiodo, farli penetrare nel legno anche con la testa in modo che questa non risalti. Con altro senso, a. le viti, o altre piante, toglier loro gli occhi, le gemme. 2. intr. (aus. essere), raro. Diventare cieco: accecò per un infortunio; a furia di fingersi cieco aveva finito con l’a. davvero (Collodi); e in senso fig.: è compito nostro che questi ragazzi non accechino finché hanno gli occhi per vedere (Pratolini). Anche con la particella pron., accecarsi, perdere la vista: s’è quasi accecato a star sempre curvo su quei suoi libri; raro, riferito agli occhi stessi: Non mi poriano già mai fare ammenda Del lor gran fallo gli occhi miei sed elli Non s’accecasser (Dante). ◆ Part. pres. accecante, frequente come agg.: un bagliore accecante.