accidente
accidènte s. m. [dal lat. accĭdens -entis, part. pres. di accidĕre «accadere»]. – 1. a. Ciò che accade, e in partic. ciò che accade fortuitamente, senza una ragione apparente; avvenimento imprevisto, caso: gli a. della vita; el tempo porta accidenti che ti cavano di queste difficultà (Guicciardini); ringrazio il bell’a. che ha dato occasione a una guerra d’ingegni così graziosa (Manzoni); come locuz. avv., per a., per caso. b. Evento infausto o doloroso; il termine è stato usato (oggi più raram.) soprattutto per indicare scontri di veicoli o di treni, deragliamenti e sim.: a. di mare, che avviene nel corso della navigazione di una nave. 2. Nel linguaggio medico (ma con valore generico), fenomeno morboso improvviso e imprevisto; oppure episodio morboso che aggrava improvvisamente il decorso d’una malattia, o che compare nel corso di una tecnica diagnostica o terapeutica come complicazione: a. cerebro-vascolare, a. trasfusionali. Anche (come francesismo), sintomo: a. primario. Nel linguaggio com., colpo apoplettico: gli è preso un a.; è morto per un a.; di qui l’imprecazione ti venisse, gli pigliasse un a., o sim., le espressioni augurare, mandare un a., e l’esclam. accidenti! (v.). Fig., di persona molto vivace o testarda o che crei spesso fastidî e sim.: è un vero a.; corre come un a. (all’impazzata); quell’a. di ragazza! 3. In filosofia, ciò che appartiene a un oggetto in modo casuale, o anche per sé stesso, senza però far parte della sua essenza. Di qui, nel linguaggio com. e fam., le locuz. fig. non saperne un a., non capirci un a., non gliene importa un a., cioè nulla. 4. Nella terminologia grammaticale, ogni modificazione morfologica cui possono sottostare le parti variabili del discorso; si dice anche determinazione flessionale. 5. In musica, segno che indica l’alterazione, ascendente o discendente, di uno o di due semitoni, dei suoni della scala tonale, e cioè, rispettivamente, il diesis (♯) e il doppio diesis per le alterazioni ascendenti, il bemolle (♭) e il doppio bemolle per quelle discendenti; accidenti in chiave, quelli posti all’inizio di un pezzo musicale o di una sua parte, con valore alterativo per tutte le note dello stesso nome che si trovano nel brano, a meno che l’alterazione sia annullata per singole note col segno del bequadro (♮). 6. Nella terminologia artistica del sec. 17°, effetto o episodio introdotto in una pittura a scopo di varietà; per es.: accidenti di luce (cioè effetti di luce); a. varî degli uccisi, del calpestio, della polvere sollevata (nella rappresentazione della battaglia), ecc. 7. non com. Disuguaglianza del terreno (cfr. l’agg. accidentato, molto più com.). Rari gli alterati: dim. accidentùccio, accr. accidentóne, pegg. accidentàccio (un po’ più com.), con le accezioni generiche e fam., non tecniche, della parola (per l’uso di accidentaccio come esclam., v. accidènti!).