accoglienza diffusa
loc s.le f. L'ospitalità data ai richiedenti asilo e ai rifugiati, presso i nuclei famigliari dei residenti nel territorio, sulla base di un accordo tra Governo nazionale, istituzioni e popolazioni locali. ◆ A Chiesanuova, in Valle Sacra, si sono dati da fare ed hanno partecipato al bando del ministero dell'Interno e dell'Anci per l'accoglienza diffusa di rifugiati. Il progetto prevede il recupero di una struttura con camere e mini appartamenti ed è rivolto a ragazzi e famiglie. (Rita Cola, Repubblica, 12 luglio 2001, Torino, p. 1) • «Il modello dell’accoglienza diffusa è rodato, però sia chiaro: non è tutto rose e fiori, può scattare l'amicizia come l'attrito, e in certi casi bisogna interrompere il rapporto. L'accoglienza in famiglia è uno strumento bellissimo ma delicato». L’avvertimento viene da Alberto Mossino, coordinatore della onlus Piam, che da più di un anno, e per primo in Italia, ha sperimentato con successo modi e percorsi per coinvolgere le famiglie del territorio nell'emergenza migranti. (Marina Moioli, Vita.it, 7 settembre 2015, Rifugiati) • [tit.] Profughi, vertice tra sindaci / «Sì all’accoglienza diffusa». (Nicola Chiarini, Corriere del Veneto.it, 7 novembre 2016, Belluno/Cronaca).
Composto dal s. f. accoglienza e dall'agg. diffuso.