accogliere
accògliere (poet. accòrre) v. tr. [lat. *accollĭgĕre, comp. di ad- e collĭgĕre «cogliere, raccogliere»] (coniug. come cogliere). – 1. a. Ricevere, e in partic. ricevere nella propria casa, ammettere nel proprio gruppo, temporaneamente o stabilmente; soprattutto con riguardo al modo, al sentimento, alle manifestazioni con cui si riceve: a. gli ospiti, gli amici; a. affettuosamente, con gioia, con dimostrazioni d’affetto; fu accolto in quella casa come un figlio; il nuovo venuto fu accolto con scarso entusiasmo; a. qualcuno come signore, come capo (e letter. a. per signore, per capo); con senso più generico: il direttore lo accolse con molta freddezza; alla sua entrata in scena, l’attore fu accolto dal pubblico con grandi applausi. b. Ricevere, sentire, accettare (notizie, proposte, richieste e sim.) con un determinato atteggiamento o stato d’animo: come ha accolto la notizia?; accolsero la proposta con vera gioia; a. una richiesta con molte riserve. Usato assol., accettare acconsentendo o approvando: a. un’idea, un consiglio, un suggerimento, una tesi; a. una preghiera; la sua richiesta non è stata accolta. 2. a. Riferito a un luogo, a un ambiente, ricevere in sé, anche offrendo rifugio o ospitalità: il natio Borgo t’accoglie lieta madre e sposa (Carducci); un ospizio che accoglie tutti i senzatetto. b. Contenere; ricevere per contenere: un teatro che può a. tremila spettatori; preziosi Vasi accogliean le lagrime votive (Foscolo). 3. letter. a. Raccogliere, radunare, riunire: Non morì già, ché sue virtuti accolse Tutte in quel punto e in guardia al cor le mise (T. Tasso). b. rifl. Radunarsi, riunirsi in un luogo o presso qualcuno: Tosto sotto i suoi duci ogn’uom s’accoglie (T. Tasso); accogliersi a qualcuno, accostarsi o stringersi a lui: Lo buon maestro a me tutto s’accolse (Dante). ◆ Part. pres. accogliènte, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. accòlto, anche come agg. (v. la voce).