acqua
àcqua (ant. àqua) s. f. [lat. aqua]. – 1. Composto chimico di formula H2O (costituito cioè di idrogeno e ossigeno in rapporto di 2:1), diffuso in natura nei suoi tre stati d’aggregazione: solido, liquido e aeriforme; nel linguaggio corrente s’intende in genere l’acqua allo stato liquido, che per la sua abbondanza sulla superficie terrestre e negli organismi viventi fu dagli antichi considerata uno dei quattro elementi. A. pura, che è composta solo dei suoi elementi chimici senza impurezze o sostanze disciolte (è tale l’a. distillata, preparata con varî metodi e usata nelle industrie alimentari e farmaceutiche, per accumulatori, ecc.), in contrapp. alle a. naturali, tutte quelle che si trovano di fatto in natura, generalm. distinte in a. meteoriche, aventi origine dall’evaporazione delle masse liquide esistenti sulla superficie terrestre (che poi tornano sulla terra allo stato liquido, di pioggia o a. piovana, o solido, di neve o grandine), e in a. litosferiche, circolanti sulla crosta terrestre in superficie o in profondità; le acque superficiali sono dette dilavanti o selvagge se scorrenti senza sede propria, incanalate nel caso contrario, come sono le a. fluviali, lacustri, palustri (di fiume, di lago, di palude), complessivamente dette a. continentali per differenza dalle a. marine o oceaniche (dei mari ed oceani); le acque sotterranee vengono dette anche freatiche, di falda, artesiane, salienti, secondo che siano libere o soggette a pressioni che ne provochino la risalita, fossili quelle incluse in rocce, giovanili quelle che si liberano da magma o lave in via di consolidamento; acque di sorgenti o di vena sono le acque sotterranee che affluiscono all’esterno, e si dicono termali se la loro temperatura è più alta della media (nell’uso com., passare le a., fare la cura delle acque termali), e minerali quelle che, per la qualità e la quantità dei sali e gas contenuti, sono generalmente usate per cure idropiniche o anche preferite (per motivi igienici, dietetici, ecc.) alle acque normali: a. minerali medicamentose; a. minerali da tavola. Secondo il contenuto di sostanze in esse disciolte, le acque di sorgente si denominano a. solfate (contenenti solfati), ferruginose (contenenti sali di ferro), salsoiodiche, ecc. L’acqua si denomina anche dal sapore delle sostanze in essa disciolte: a. dolce (quella dei fiumi o dei laghi), a. salata (del mare); dal tenore di acidità: a. acida, neutra, alcalina; dal contenuto di sali di magnesio e di calcio: a. dolce, molle, dura, durissima. Secondo che sia o no adatta a essere bevuta, l’acqua si distingue in potabile e non potabile. In base agli scopi pratici per cui serve o per cui è stata usata, si hanno inoltre: a. chiare o vive, non ancora adoperate dall’uomo; a. di scolo, quelle già usate, per es., nell’irrigazione agricola; a. nere o luride o di rifiuto o reflue, le acque di scolo delle fognature di abitazioni, di industrie, ecc.; si dicono inoltre a. industriali quelle che, in base ai requisiti fisici, chimici, ecc., trovano impiego in processi industriali, o anche quelle che, residuate in certe lavorazioni, debbano subire un adeguato trattamento prima di essere immesse allo scarico. Nella fraseologia del linguaggio com.: a. limpida, chiara, torbida (per sostanze estranee in sospensione), sporca, inquinata, e come termine di comparazione, puro, chiaro, limpido, trasparente come l’a.; a. fredda, calda, bollente; bere un bicchiere d’a., attingere a. dal pozzo, bagnare d’a., ecc.; lavare, sciacquare in più acque, rinnovando più volte l’acqua; giochi d’a. (v. gioco). Per l’a. santa o benedetta, v. acquasanta. 2. estens. Pioggia: l’a. veniva giù a dirotto, a orci, a catinelle, a secchie; rovescio d’a., acquazzone; scroscio d’a., pioggia improvvisa e violenta; prender l’a., fam., bagnarsi sotto la pioggia, esser sorpreso in strada dalla pioggia; Grandine grossa, a. tinta e neve Per l’aere tenebroso si riversa (Dante); la ruga della gente che è stata all’a. e al sole per farsi la roba (Verga). Proverbî: cielo a pecorelle, a. a catinelle; sott’a. fame e sotto neve pane. 3. a. Massa, distesa d’acqua: corso d’a., nome generico di fiumi, ruscelli, canali, ecc.; a. stagnante, a. morta, quella delle paludi; a piè del Casentino Traversa un’a. c’ha nome l’Archiano (Dante); il filo dell’a., la direzione d’una corrente; non com., contr’acqua, contro corrente: una barchetta di pescatore, che veniva adagio, contr’a. (Manzoni); con partic. riferimento al mare: a. stanca, il mare fra due maree successive; buttarsi in a.; andare per a., per via di mare: per ciò che da indi in là si va per a. (Boccaccio). Anche, la superficie d’una distesa d’acqua: andare, stare sott’a., a fior d’a.; pelo dell’a., il suo livello; specchio d’a., superficie d’acqua tranquilla e circoscritta; linee d’a., intersezione della carena di una nave con la superficie dell’acqua in cui è immersa o con piani paralleli a tale superficie. b. Con lo stesso sign. è spesso usato anche il plur., in locuz. come le a. di un fiume, di un lago, del mare; fig.: essere, trovarsi, navigare in cattive a., essere a mal partito, in difficoltà economiche; e nell’uso poet.: Per correr migliori a. alza le vele Omai la navicella del mio ingegno (Dante). Altre volte acque designa un determinato tratto di mare: la flotta si è ancorata nelle a. di Genova; a. territoriali, le distese d’acqua che fanno parte del territorio di uno stato e sulle quali questo esercita la sua sovranità. Le espressioni a. alte e a. basse indicano rispettivamente il livello massimo e minimo raggiunto dalla superficie delle acque di un bacino lacustre a livello variabile, o il periodo di maggiore o minore alta marea; quando le oscillazioni di marea si sovrappongono, in bacini acquei ristretti, alle cosiddette sesse (onde stazionarie dovute a condizioni meteorologiche locali), possono verificarsi i fenomeni detti di a. alta, cioè eccezionali alte maree, frequenti, per es., nell’alto Adriatico e spec. nella laguna di Venezia. Nel linguaggio giur.: a. pubbliche, quelle che fanno parte del demanio dello stato, a. private, su cui è possibile un diritto di proprietà da parte dei privati; regime delle a., l’insieme delle norme secondo cui vengono regolate le a. pubbliche; magistrato delle a., speciale ufficio che regola l’attività amministrativa relativa alle a. pubbliche nelle province venete e di Mantova. c. Come denominazione storica, secondo una tradizione romana antica, continuata sotto i papi, acqua in unione con dati attributi indica a Roma non solo l’acqua proveniente alla città da determinate sorgenti, ma anche i rispettivi acquedotti o fontane: acqua Acetosa, Alessandrina, Claudia, Felice, Marcia, Paola, Vergine, ecc. 4. Altri usi estens., in cui acqua ha il sign. generico di «liquido»: a. Umore acquoso di alcuni frutti: l’a. del cocomero, del cetriolo, ecc. b. Umore naturale o patologico dell’organismo animale: versamento d’a. nel peritoneo. In ostetricia, acque, il liquido amniotico; perdita (o rottura) delle a., l’emissione nel corso del parto del liquido amniotico, che ha luogo per la rottura degli involucri fetali (la cosiddetta borsa delle a.) e segna l’inizio del «periodo espulsivo» del parto, precedendo normalmente di poco l’espulsione del prodotto di concepimento. c. Decotto, infuso: a. di malva, d’orzo, di tiglio, di riso. d. Nome generico di soluzioni acquose o alcoliche di essenze, estratti, composti o elementi chimici, la cui natura è determinata da un attributo o complemento. In farmaceutica: a. albuminosa, a. borica, a. celeste, a. coobata, a. vegetominerale, a. di cloro, a. di seltz, ecc. (v. ai singoli agg. o sost.); a. distillate o aromatiche, soluzioni ottenute distillando acqua in presenza di piante aromatiche (a. di anice, di arancio, di menta, ecc.), oggi dette comunemente idrolati; per l’a. lanfa o a. nanfa (anche in grafia unita, acqualanfa o acquananfa), v. nanfa. In cosmetica e profumeria: a. di Colonia (v. colonia 2); a. cosmetica, nome generico di soluzioni alcoliche o acquose di essenze, estratti odorosi, olî essenziali, usate per la cura della pelle. In chimica: a. ossigenata (v. ossigenato); a. madre, la soluzione satura che, a una data temperatura, residua dalla cristallizzazione del composto chimico presente nella soluzione stessa; a. pesante, acqua nella cui molecola sono presenti uno o due atomi di idrogeno pesante, o deuterio, di grande importanza nella tecnica nucleare. Nell’industria: a. ammoniacale (v. ammoniacale), a. ragia (v. ragia), a. regia (v. regio); a. di Javelle, a. di Labarraque, soluzioni acquose di ipoclorito di potassio e rispettivam. di sodio, già usate come disinfettanti e decoloranti. Per l’a. tofana, nome di un antico veleno, v. acquetta. Per a. forte e a. tinta, v. acquaforte e acquatinta. 5. Parlando di pietre preziose, acqua è sinon. di trasparenza: a. del diamante, la limpidezza di questo minerale, carattere che si ha al massimo grado quando il diamante, oltre ad essere perfettamente trasparente, è privo d’inclusioni, incrinature interne o macchie: si dice allora che il diamante è di prima a., o anche, nell’uso corrente, di a. purissima, della più bell’a. (fig. scherz.: è un briccone della più bell’a.), mentre sono classificati di seconda e di terza a. quelli lievemente colorati in giallognolo o con qualche nebbia; a. della perla, locuz. che assomma i due caratteri ottici che conferiscono preziosità alle perle: lucentezza e oriente. 6. Nei giochi di bambini, acqua ... fuoco, parola con cui si aiuta il ritrovamento di un oggetto che sia stato nascosto: si dice acqua per indicare a chi ricerca l’oggetto che questo è lontano, fuoco (e anche, con varie gradazioni, fochino, fochetto) per indicare che esso è vicino. 7. Nella tecnica delle costruzioni edili, leggera pendenza che si dà alla pedata dei gradini delle scale: facilita la pulizia di queste e ne rende più agevole l’ascesa. 8. Locuzioni fig.: a. cheta, chi fa la gattamorta (propr. acqua silenziosa, che scorre lentamente); prov., l’a. cheta rovina i ponti, con allusione a un’opera o un’azione tenace e silenziosa, a una tacita ostilità e sim.; a. in bocca!, esortazione a non parlare, a mantenere un segreto; prov., a. passata non macina più, alludendo a cose passate e che non hanno più alcun effetto; affogare in un bicchier d’a., smarrirsi davanti a minime difficoltà; somigliarsi come due gocce d’a., di persone o cose molto somiglianti tra loro; andare in a., detto del sangue o del latte materno, corrompersi (per lo più iperb.: il sangue m’è andato in a. dallo spavento); è come bere un bicchier d’a., di cosa facile; pestare l’a. nel mortaio, fare un lavoro inutile; essere (o trovarsi) con l’a. alla gola, aver l’a. alla gola (v. gola); essere come un pesce fuor d’a., sentirsi impacciato, fuori del proprio ambiente; fare a., di nave in cui l’acqua penetri attraverso imperfezioni dello scafo o falle: la nave fa a. da ogni parte, sta per affondare (e in senso fig., di un’impresa o di un’organizzazione pericolanti, o anche, per estens., di una situazione, posizione, ipotesi o teoria deboli, insostenibili); con altro senso, fare a., provvedersi di acqua dolce (di una nave che sta per salpare, di una locomotiva per la caldaia, e sim.); eufem., fare a., o spandere a., orinare; fare un buco nell’a., fare un lavoro inutile, non riuscire nell’intento; far venire, sentirsi venir l’a. in bocca (più com. acquolina, v. questa voce); tosc., friggere con l’a., lesinare; il sangue non è a., non si può fare a meno di sentire i vincoli di parentela (con altro senso, per giustificare uno scatto d’ira, d’impazienza, un impulso erotico); la classe non è a., per intendere che è una dote rara, non comune come l’acqua; intorbidare le a., portare confusione o discordia, creare scandali a bella posta; l’a. va al mare, la fortuna capita sempre a chi ne ha già abbastanza (sim., portar a. al mare, portare qualche cosa in un luogo dove ce n’è già in abbondanza); lavorare sott’a., operare di nascosto, insidiare; mettere a. nel vino, attenuare affermazioni, atteggiamenti e sim.; gettare a. sul fuoco, cercar di calmare (l’ira, l’ardore, la passione, ecc.); prov., ogni a. va alla china, le cose vanno spontaneamente per il loro verso (e così, lasciare che l’a. vada alla sua china, lasciar correre l’a. alla sua china, lasciare che il mondo vada come vuole); stare (o mettere) a pane e a. (scherz.), seguire (o far seguire) un regime alimentare molto ristretto; tirare l’a. al proprio mulino, fare i proprî interessi, volgere abilmente o egoisticamente una situazione a proprio vantaggio. Acqua alle corde (o alle funi)!, frase divenuta proverbiale, attribuita dalla tradizione a un certo Bresca di Sanremo, che l’avrebbe pronunciata durante l’innalzamento dell’obelisco di Piazza S. Pietro in Roma nonostante che per ordine del papa, Sisto V, fosse stato proibito a chiunque di parlare, pena la morte; il suo consiglio sarebbe stato sùbito seguito e le corde, che prima minacciavano di bruciare o, secondo altri, di spezzarsi, avrebbero invece retto allo sforzo. ◆ Dim. acquerèlla (v.), acquétta (v.), acquicèlla (v.), acquolina (v.).