adagiare
v. tr. [der. di agio] (io adàgio, ecc.). – 1. Collocare, deporre con molto riguardo: a. su un letto, sul divano; a. il bambino nella culla; su ’l terren nudo Cerca a. il travagliato fianco (T. Tasso); entrò nel letto, accese la luce sul tavolino da notte, adagiò la testa sul cuscino e si passò una mano sul fianco destro (Antonio Tabucchi); meno com. riferito a cose, posare con cura. Ant., collocare ad agio, sistemare, accomodare, persone o animali: gli ospiti furono adagiati nel castello; nell’alberghetto entrati, primieramente i lor ronzini adagiarono (Boccaccio). 2. rifl. e intr. pron. a. Mettersi comodo, sdraiarsi e sim.: si adagiò sulla poltrona; fig.: adagiarsi nella propria inerzia; si adagiò facilmente nella nuova situazione; affidarsi con abbandono, spesso illudendosi: adagiarsi nella speranza, nelle promesse di qualcuno. b. ant. Fare adagio, indugiare: Caron dimonio ... Batte col remo qualunque s’adagia (Dante). 3. intr., ant. Piacere, far piacere: A voi che siete ora in Fiorenza dico, Che ciò ch’è divenuto, par, v’adagia (Guittone). ◆ Part. pass. adagiato, anche come agg., spec. nel sign. di appoggiato, disteso, o deposto con cura: stava mollemente adagiato sui cuscini; paese Adagiato Nel suo camice Di neve (Ungaretti).