adombrare
(pop. tosc. aombrare) v. tr. [dal lat. adumbrare «abbozzare», der. di umbra «ombra»] (io adómbro, ecc.). – 1. Coprir d’ombra, oscurare: dense nuvole adombravano il cielo; gli ulivi che adombrano i poggi; in sul tempo che più leve il sonno E più soave le pupille adombra (Leopardi); adombrò d’un vel nero La faccia con gli occhi stellanti (Carducci); intr. pron., coprirsi d’ombra: se innanzi a me nulla s’aombra, Non ti maravigliar (Dante); non com., oscurarsi, dileguare nell’ombra: vedere le grandi cose adombrarsi e scomparire per sempre è una grave e inesprimibile mestizia (I. Nievo). Fig., offuscare, velare: tristi pensieri gli adombravano la mente; le tue lusinghe non m’adombreranno ora gli occhi dello ’ntelletto (Boccaccio); esprimere in modo velato, indiretto: il racconto adombra una realtà diversa; si è sforzato di a. con una circonlocuzione la crudezza dell’immagine. 2. a. Ombreggiare: a. con l’acquerello i contorni di un disegno. b. Rappresentare senza rilievo o colore, esprimere velatamente, o in modo incompiuto, inadeguato: sentimenti che si possono appena a.; non potrei che imperfettamente a. i pensieri di quella mente sublime; per estens., rappresentare in genere: quanto in più selvaggio Loco mi trovo ..., Tanto più bella il mio pensier l’adombra (Petrarca). 3. intr. pron. a. Spaventarsi e arretrare davanti a un’ombra, o per altro motivo, detto di cavalli e sim.: il mulo al rumore s’adombrò (anche senza particella pron.: sono due cavalli che adombrano facilmente). b. fig. Mettersi in sospetto, risentirsi, turbarsi: è un giovane così suscettibile che s’adombra per nulla; appena ho toccato quell’argomento si è adombrato. ◆ Part. pass. adombrato, anche come agg.: cielo adombrato di nubi; il suo sguardo adombrato e triste; volto adombrato; sublimi concetti adombrati sotto il velo dell’allegoria.