affidamento esclusivo
(affido esclusivo), loc. s.le m. Istituto giuridico che prevede l’affidamento di un figlio a uno dei genitori separati o divorziati, consentendo che l’altro goda del diritto di visita al minore in tempi prestabiliti. ◆ «Nel momento in cui la separazione è intesa come un diritto, non ha più alcun senso dire di chi è la colpa. Seconda cosa: eliminare l’affidamento esclusivo. Io sono fautrice dell’affidamento congiunto, che elimina le figure dei padri “esiliati” e delle madri manipolatrici dei figli, e anche delle madri ridotte a baby sitter e dei padri che hanno i soldi e quindi anche il potere sui figli» [Anna Maria Bernardini De Pace intervistata da Brunella Giovara]. (Stampa, 4 novembre 1998, p. 15, Interno) • la realtà dell’attuale affido esclusivo [...] ha creato di fatto decine di migliaia di bambini «orfani» per legge di un genitore vivente e desideroso di fare a tutto tondo il proprio dovere di padre/madre sebbene separato/separata. (Carla Mazzuca, Libero, 6 giugno 2004, p. 12, Italia) • quello che serviva, secondo gli autori [Anna Maria Bernardini De Pace e Alessandro Simeone], erano invece regole precise sull’alternanza dei tempi. «L’affido condiviso rischia di diventare un doppio affidamento esclusivo, con il figlio fatto a spicchi come un’arancia». (Federica Cavadini, Corriere della sera, 5 giugno 2006, p. 16, Cronache).
Composto dal s. m. affidamento (anche nella variante affido) e dall’agg. esclusivo.
Già attestato nella Repubblica del 14 luglio 1993, p. 34, Cultura (Eldar Shafir).