affisso
agg. e s. m. [dal lat. affixus e affixum, der. di affigĕre «affiggere»]. – 1. agg. Attaccato, fissato: la spongia e alcune conchiglie che stanno a. a gli scogli (T. Tasso); oggi detto spec. di manifesti e sim. esposti al pubblico (e in questo caso conserva il suo valore di participio): un avviso a. alla porta della chiesa; il bando di concorso è a. all’albo. Com. anche come s. m., manifesto, avviso, bando e sim.: collocare, leggere un a.; a. pubblicitario; attaccare, staccare gli affissi. 2. agg. a. letter. Intensamente rivolto; con questo sign., nell’uso ant. e poet. anche affiso: a tai parole, Enea di Giove al gran precetto affisso Tenea il pensiero (Caro); a te questa ... Italia, Ritorna, e s’abbraccia al tuo petto, Affisa ne’ tuoi d’aquila occhi (Carducci). b. ant. Fermo: eravamo affissi, Pur come nave ch’a la piaggia arriva (Dante). 3. s. m. Nelle costruzioni edilizie, sinon. poco com. di infisso, ogni elemento cioè che serve a chiudere vani, come porte, finestre, ecc. 4. s. m. In linguistica, morfema aggiunto a una parola già esistente per formarne una nuova; gli affissi si distinguono in prefissi, infissi e suffissi secondo che compaiono dinanzi, nell’interno o dopo la radice o il tema; per es. s- in sbattere; -n- nel lat. linquo (perfetto liqui); -sc- in pulisco (infinito pulire); -mente in allegramente.