agambeniano
agg. e s. m. Seguace, sostenitore del filosofo Giorgio Agamben. ♦ Il primo personaggio del ritratto di famiglia agambeniano è quello di Heidegger, a cui Agamben dedica molte delle pagine iniziali, e ben 4 fotografie. Proprio negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione degli Schwarze Hefte, i Quaderni neri che segnano – ammesso che ce ne fosse stato il bisogno – l’entrata del pensatore di Meßkirch nel computo dei “cattivi maestri” del pensiero occidentale, Agamben si permette di farne un ritratto affettuoso, sentito, “umano” («Il suo viso insieme mite e severo, gli occhi così accesi e intransigenti non li ho visti altrove se non in sogno» [p. 16]). (Antonio Lucci, Doppiozero.com, 5 maggio 2017, Materiali) • Nell’ultimo post, intitolato Una domanda, dopo aver tirato le orecchie al papa, al governo e ai giuristi, si chiede se tutto questo non sia colpa della scienza e della medicina, che ci hanno indotto a considerare gli umani meri corpi biologici, oggetto di “governo della nuda vita”, per usare il più fortunato dei suoi mantra. Verrebbe da rispondere: ma certo che sì. Non però nel senso che il virus l’abbiano inventato i medici e gli scienziati: queste sono farneticazioni. Semmai, nel senso che la gestione dell’emergenza è un caso da manuale, dopo le isterie securitaria e anti-migranti, di un altro mantra agambeniano: la biopolitica. (Mauro Barberis, Fatto Quotidiano.it, 20 aprile 2020, Società) • Ci ha costretto spesso a elucubrazioni fuorvianti e soprattutto, prendendo posizioni paradossali, ci ha spinto verso il senso comune. Per quel che mi riguarda forse questo è uno dei maggiori danni, dato che la filosofia richiede radicalità. Ma i danni sono ulteriori e difficilmente stimabili, a partire da un sovrappiù di discredito gettato sulla filosofia. Per noi agambeniani, sopravvissuti a questo trauma, si tratterà di ripensare categorie concetti, termini, alcuni – come “stato d’eccezione” – divenuti quasi ormai grotteschi. E sarà necessario salvare Agamben da Agamben, il lascito del suo pensiero da questa deriva. (Donatella Di Cesare, Espresso, 19 dicembre 2021, p. 25, Prima Pagina).
Derivato dal nome proprio (Giorgio) Agamben con l’aggiunta del suffisso -(i)ano.