agnusdei
agnusdèi (o àgnus Dèi) locuz. lat. («agnello di Dio»), usata come s. m. – 1. Propr., parole iniziali della formula che viene recitata, o cantata, tre volte nella liturgia latina della messa durante la frazione del pane eucaristico (e si trova anche alla conclusione delle litanie), adattamento delle parole evangeliche (Giovanni 1, 29) «Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccatum mundi» pronunciate da Giovanni Battista all’indirizzo di Gesù. Come sost., indica la formula stessa, e quindi anche il momento della messa in cui è pronunciata o cantata: recitare, intonare l’Agnus Dei; la messa era già all’Agnus Dei. In frasi fig., e per lo più iron., parere, sembrare un agnus Dei, mostrarsi semplice, innocente. 2. a. Medaglia ovale di cera mista con crisma, recante sulla faccia l’impronta dell’agnello, simbolo di Cristo, ritto o accosciato sul libro dei sette sigilli, mentre attorno corre la scritta Ecce Agnus Dei ecc., e sul rovescio l’effigie di uno o più santi, con l’indicazione del loro nome e lo stemma del pontefice regnante. Conosciuti a Roma fin dal sec. 9°, gli agnus Dei vengono benedetti e distribuiti dal pontefice nel primo anno del suo pontificato e a ogni settennio successivo. b. Nome di monete d’argento del valore di 9 denari di Giovanni I re di Castiglia e di León e dei suoi successori; agnus Dei del valore di 4 tarì furono emessi a Rodi, e poi a Malta nel sec. 16°, dai Gran Maestri dell’Ordine di s. Giovanni.