aguzzare
(ant. e pop. tosc. auzzare) v. tr. [lat. *acutiare, der. di acutus «acuto»]. – Rendere aguzzo, appuntito: a. un punteruolo, un chiodo, un ferro, un palo; estens., a. le labbra, stringerle e sporgerle in fuori. Fig., acuire: a. la vista, gli occhi, le orecchie, sforzarsi di vedere o sentire meglio; a. l’ingegno, la mente e sim., renderli più penetranti: le tribolazioni aguzzano il cervello (Manzoni); a. l’appetito, stimolarlo. Come intr. pron., aguzzarsi, farsi più aguzzo, più acuto, spec. in senso fig.: nel bisogno l’ingegno si aguzza. ◆ Part. pass. aguzzato, anche come agg.; in araldica, attributo delle pezze, specialmente del palo e della croce, che presentano le estremità appuntite, di solito nella parte inferiore.