albanofono
agg. Che si esprime nella lingua albanese. ◆ Il docente parigino [Xavier Raufer] ha ricordato come il fenomeno di una mafia «albanofona» stia esplodendo in tutta Europa, nonostante il continente continui a rifiutare l’idea che tra le vittime della pulizia etnica dei Balcani ci fossero pure criminali. (Corriere della sera, 28 novembre 1999, p. 9) • Nel comunicato, l’«aksh» [organizzazione di guerriglieri che si definisce «esercito nazionale albanese»] afferma che l’operazione di venerdì scorso è stata soltanto un «avvertimento all’occupante (serbo) delle terre albanesi dell’Anamorava (nome albanese della regione) e ai suoi alleati internazionali e albanofoni». (Osservatore romano, 8 agosto 2001, p. 1, Prima pagina) • [Boris Eltsin] Mantiene però la traiettoria moderata in politica estera. Dà una mano diplomatica all’Occidente per pacificare il Kosovo, nello stesso momento in cui, dentro la Federazione, ripete contro i ceceni quasi la medesima strategia sanguinaria già usata da [Slobodan] Milosevic contro i kosovari albanofoni. (Enzo Bettiza, Stampa, 24 aprile 2007, p. 1, Prima pagina).
Composto dal s. m. alban(ese), con l’aggiunta della vocale di raccordo -o- e del confisso -fono.
Già attestato nella Repubblica del 13 luglio 1990, p. 15 (Pantaleone Sergi), usato come agg.