albergare
v. tr. e intr. [lat. mediev. albergare; v. albergo] (io albèrgo, tu albèrghi, ecc.). – 1. tr. Dare albergo, ospitare: il palazzo Medici albergò gli uomini più illustri del tempo; fig., accogliere in sé: Villa del Douro, Che ... albergò ne la indifferente calma Tanto dolore! (Carducci). 2. intr. (aus. avere). Abitare; prendere albergo o alloggio: quando sono in città, albergo al «Miramare»; piacciavi d’insegnarne, per ciò che stranier siamo, dove noi possiamo meglio a. (Boccaccio); anticam., con sign. più generico, dimorare, avere stanza: ne’ monti di Luni, dove ronca Lo Carrarese che di sotto alberga (Dante); estens.: Né tanti augelli albergan per li boschi (Petrarca); e con la particella si intensiva: se de’ nostri affanni Cosa veruna ... nell’aprica Terra s’alberga o nell’equoreo seno (Leopardi). Fig., in senso spirituale: sentimenti così vili non albergano nel mio petto; il dolor che deve albergar meco (Foscolo).