albergo diffuso
loc.le s.le m. Struttura ricettiva turistica, caratterizzata dalla dislocazione di stanze o appartementi in più edifici distribuiti in un territorio delimitato, di solito di un piccolo centro urbano, coordinati da un ufficio centrale che gestisce le operazioni di prenotazione e i servizi comuni. ◆ «Entro pochi mesi […] lanceremo un prodotto diverso: l'albergo diffuso, la rete delle case non utilizzate. In questo modo daremo la possibilità di trovare un letto anche all'ultimo momento senza spendere molto e non aggiungeremo un chilo di cemento in mezzo al verde» [Fabio Renzi, Legambiente]. (Antonio Cianciullo, Repubblica, 3 maggio 1999, p. 23, Cronaca) • Questa l'idea dell'amministrazione comunale: prendere i più bei palazzi pubblici in pieno centro storico, in molti casi da ristrutturare, e darli in concessione a grandi investitori affinché li trasformino in hotel di charme a cinque stelle sul modello dell'albergo diffuso. (Evelina Marchesini, Sole 24 Ore.com, 24 maggio 2009, Cultura & Tempo libero) • La sinistra ha dimenticato in un colpo solo la difesa della civiltà del lavoro, il progressismo delle macchine, la stessa mitografia operaia per convertirsi in un frullato postmoderno di agriturismi, alberghi diffusi e prodotti tipici come cifre ideologiche, in una visione del territorio come panorama ricostruito a cartolina e del tutto depurato da dolori e ferite del passato. (Alberto Mellone, Foglio.it, 15 aprile 2016, Politica) • Con albergo diffuso si intendono strutture che mirano a recuperare e valorizzare il patrimonio edilizio, la cultura e le tradizioni locali dei piccoli centri montani e collinari: sono caratterizzate da uno stabile principale destinato ad accogliere i servizi di uso comune, collegato a una serie di locali, distanti fino a mille metri, che ospitano camere alberghiere. Gli alberghi diffusi sono limitati ai Comuni classificati come montani o collinari: rispetto alle caratteristiche degli alberghi tradizionali è previsto un numero minimo di camere inferiore (5 anziché 7) e la possibilità, nei comuni o nelle frazioni con meno di 5 mila abitanti, di mantenere la destinazione d’uso residenziale, anziché turistico-ricettiva, per le strutture, ad eccezione di quelle principali. (Alessandro Mondo, Stampa.it, 15 maggio 2017, Torino).
Composto dal s. m. albergo e dall’agg. diffuso.