alfabeto
alfabèto s. m. [dal lat. tardo alphabetum, gr. tardo ἀλϕάβητος, comp. dei nomi delle due prime lettere ἄλϕα e βῆτα]. – Complesso di segni, ciascuno dei quali indica un suono consonantico o vocalico di una lingua determinata o di un gruppo di lingue (quando invece un segno è simbolo di una cosa, di un’idea o di una sillaba, si parla di scrittura ideografica o rispettivam. sillabica); tali segni costituiscono di regola un sistema organico all’interno del quale le singole lettere, nella elencazione orale o scritta, si susseguono secondo un ordine progressivo fisso, a, b, c, ecc., detto appunto ordine alfabetico (ciò che ha reso possibile, tra l’altro, nei tempi in cui non erano ancora in uso i segni numerici, la rappresentazione dei numeri con lettere dell’alfabeto): l’a. etrusco, l’a. greco, l’a. latino, l’a. cirillico, ecc.; conoscere, imparare l’a.; in usi estens. e fig.: non sapere neppure l’a., essere del tutto ignorante; non conoscere neanche l’a. di qualche cosa, non conoscerne i primi elementi, i principî essenziali (e analogam., imparare l’a. di qualche cosa); perdere l’a., confondersi, non essere più capace di dire una parola: Girella ..., sbrigliando a tavola L’umor faceto, Perdé la bussola E l’a. (Giusti). A. muto, v. muto, n. 1 d; a. manuale per sordi, forma di comunicazione attuata facendo assumere alle dita di una mano, o di entrambe le mani in contatto tra loro, specifiche configurazioni corrispondenti alle lettere dell’alfabeto; a. tattile, per i sordociechi, che si basa sulla corrispondenza tra lettere e numeri con punti specifici della palma della mano, da pizzicare o premere. Carattere particolare, per il loro valore universale e scientifico, hanno i cosiddetti a. fonetici, sistemi ricchi di lettere (per la maggior parte latine) e di segni diacritici, usati nelle trascrizioni fonetiche e contraddistinti dalla costante corrispondenza dei singoli segni a singoli suoni o fonemi; tra essi, il più comunemente seguito è l’alfabeto dell’Associazione Fonetica Internazionale. Hanno invece natura di codice piuttosto che di vero e proprio alfabeto i varî a. telegrafici (tra i quali il più noto è l’a. Morse), per i quali v. codice.