algebra
àlgebra s. f. [dal lat. mediev. algebra, e questo dall’arabo al-giabr, propr. «restaurazione», e quindi «riduzione» (dapprima nel sign. medico-chirurgico, e poi in quello matematico), che compare la prima volta in un trattato arabo del sec. 9°, di al-Khuwārizmī (v. algoritmo), nella frase ilm al-giabr wa l-muqābala «scienza delle riduzioni e comparazioni»]. – 1. Settore della matematica in cui le relazioni aritmetiche sono generalizzate, sviluppate e risolte, sulla base di regole determinate, mediante l’uso di simboli letterali che rappresentano numeri, quantità variabili o altre entità matematiche (per es. vettori o matrici). Si distingue correntemente un’a. classica, che studia le operazioni proprie del calcolo letterale e in partic. la teoria delle equazioni o sistemi di equazioni con una o più incognite; e un’a. moderna (o astratta o generale), come teoria dei più generali sistemi algebrici, in cui si eseguono operazioni sugli elementi di uno o più insiemi da un punto di vista esclusivamente formale, prescindendo dalla natura degli elementi stessi, e che comprende lo studio delle strutture algebriche (gruppi, anelli, ecc.) introducibili in un insieme. 2. In senso fig. e fam. (ma poco com.), cosa astrusa, difficile, incomprensibile: questa per me è algebra!