amantita
amantità s. f. L’essere amante, il vivere da amante. ◆ L’impresa può apparire titanica: raccontare la storia dell’amantità, (brillante traduzione dall’inglese «mistressdom»), cioè di quella condizione di vita diffusissima sin dai tempi delle caverne, talvolta clandestina, talvolta imperiosamente alla ribalta, in cui, per ragioni di squilibri di potere, il protagonista tradizionalmente perdente è la donna, ignota o celebre, vittima o carnefice, odiata o esaltata: la donna legata a un uomo al di fuori del matrimonio, da amore, denaro, necessità, sudditanza, paura. (Natalia Aspesi, Repubblica, 12 aprile 2006, p. 50, Cultura) • «Amantità»: è il neologismo (tradotto dall’inglese «mistressdom») coniato da Elizabeth Abbott nel suo libro «Storia delle altre» [...] per definire (e poi raccontare) i modi, diversi dal matrimonio, con cui le donne si mettono in rapporto con gli uomini. Che poi in realtà sono essenzialmente uno, che conosce - a seconda delle varie società - diverse declinazioni. Insomma, le altre del titolo del libro sono le «amanti», le «amiche», le «concubine». […] Oggi la situazione è cambiata: grazie al progresso della mentalità e della legislazione l’«amantità» ha guadagnato molti punti a suo favore. (Fiorenzo Reggiani, Gazzetta del Sud, 14 aprile 2006, p. 17, Cultura).
Derivato dal s. m. e f. amante con l’aggiunta del suffisso -ità.
Il volume di Elizabeth Abbott, Storia delle altre. Concubine, amanti, mantenute, amiche (Milano 2006), è stato tradotto in italiano da Carmen Covito e Marco Cavalli.
V. anche amantismo.