amaro
agg. e s. m. [lat. amarus]. – 1. agg. a. Di sapore che costituisce (col dolce, il salato, l’acido) una delle quattro sensazioni gustative fondamentali; viene avvertito quando sono eccitati chimicamente particolari recettori nervosi disposti alla base della lingua (in fisiologia si assume come prototipo dell’amaro il sapore della china): il rabarbaro è a.; mandorle a.; estratto di arancio a.; una medicina a., delle pillole a.; bere il caffè a. (cioè senza aggiunta di zucchero); Calandrino, se la prima [galla] gli era paruta a., questa gli parve amarissima (Boccaccio); rafforzato spesso con similitudini: a. come il fiele, come l’assenzio, come il veleno; sale a. (o sale inglese, sale di Epsom, ecc.), il solfato di magnesio usato come purgante. In qualche caso si riferisce anche alle acque del mare: com’è a. quest’acqua!; e in senso piuttosto fig. che proprio, l’Amarissimo, l’Adriatico, da una frase di D’Annunzio («l’amarissimo Adriatico»), pronunciata il 15 genn. 1908 in un banchetto ufficiale offertogli a Roma dopo la prima rappresentazione della Nave, con allusione alla dominazione austriaca sulle coste orientali. b. Che avverte o comunica la sensazione del sapore amaro, nelle espressioni avere la bocca a., lasciare la bocca a., e sim.: mi sveglio spesso con la bocca a.; il vino mi ha lasciato la bocca a.; spesso in senso fig., per esprimere un senso di scontentezza, di delusione, di dolore per cosa a cui non ci si sappia rassegnare: quel colloquio mi ha lasciato la bocca amara. c. estens. Che dà all’olfatto la sensazione propria di alcune sostanze amare, o che ha l’odore caratteristico di alcuni alimenti amari: l’a. fragranza degli oleandri; le olive avevano un odore a. che le piaceva (Dessì); o che riesce acre, penetrante e talora fastidioso ai sensi: M’andava io per l’aere a. e sozzo (Dante), attraverso il fumo pungente del girone degli iracondi, nel purgatorio. d. fig. Che dà dolore o afflizione, spiacevole, sgradito: il ritorno è stato più a. della partenza; non ti fu per lei amara In Utica la morte (Dante); parole a., un a. rimprovero; è amara, troppo amara, di cosa dolorosa, che dia un vivo dispiacere; o che rivela l’amarezza, il dolore interno: un pianto a., sconsolato; versare lacrime a.; la dolcezza amara De’ canti uditi da fanciullo (Giusti); un riso a., triste e forzato. Locuz. e modi proverbiali: inghiottire, mandar giù un boccone a. (anche, come avv., inghiottire amaro), essere costretto a subire un torto, un sopruso, un rimprovero immeritato, non sapersi rassegnare; inghiottire a. e sputar dolce, dissimulare il proprio dispiacere. 2. s. m. a. Sapore amaro; la sensazione del sapore amaro: l’a. del caffè, l’a. dell’assenzio; il gradevole a. di un liquore digestivo; subito al primo boccone sentì l’a.; un po’ di zucchero per togliere o temperare l’a.; ho mangiato delle olive e mi è rimasto l’a. in bocca. È anche nome di una malattia del vino, più frequente nei vini rossi superiori, specialmente vecchi, provocata da un batterio (Bacillus amaracrylus), per cui il vino si decolora assumendo un sapore amaro disgustoso. b. Sostanza amara propria di alcune droghe: a. del luppolo, la luppolina, a. dello zafferano, la picrocrocina, a. di genziana, glicoside noto anche come genziopicrina, ecc. In partic., nell’uso com., bevanda (detta anche bitter) ottenuta da varie droghe vegetali amare, e usata, per le sue proprietà eupeptiche, come aperitivo o anche, se più ricca di alcol, come digestivo: offrire, bere, prendere un a.; un a. analcolico. c. fig. Amarezza, dispiacere: Non so se il molto amaro Che provato ha costui ..., Raddolcito esser puote pienamente D’alcun dolce presente (T. Tasso); amaro e noia La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo (Leopardi); dopo il dolce vien l’a.; mescolare l’a. col dolce; avere dell’a. in corpo, provar dolore, rabbia, avere astio contro qualcuno. ◆ Dim. amarétto, più com. come s. m. (v. la voce), amarógnolo (v. la voce), raro amarino. ◆ Avv. amaraménte, con amarezza, con un dolore chiuso e profondo: piangere amaramente; essere amaramente pentito; anche, ridere, sorridere amaramente, di un riso triste, puramente esteriore.