ambrosiano
ambroṡiano agg. e s. m. [dal lat. eccles. Ambrosianus, der. di Ambrosius «Ambrogio»]. – 1. agg. a. Di sant’Ambrogio, vescovo di Milano nel sec. 4°, e del rito da lui istituito (detto appunto rito a.): la basilica a.; inni a., quelli scritti da sant’Ambrogio o a lui attribuiti (in partic., inno a., il «Te Deum»); canto a., insieme di canti, salmodici e innodici, proprî della liturgia cattolica latina di rito ambrosiano, con impronte stilistiche orientali, specialmente nei lunghissimi vocalizzi; chiesa a., la chiesa che è sotto la giurisdizione dell’arcivescovo di Milano, e, in senso specifico, quella che conserva la liturgia a., la quale differisce in alcune parti dal rito romano (battesimo per immersione anziché per infusione, diversa disposizione di alcune parti della messa, rosso come colore liturgico di lutto nella settimana santa, carnevale più lungo, ecc.). b. Della città di Milano, in quanto legata tradizionalmente alla figura e all’opera di sant’Ambrogio: una operosità tutta ambrosiana. Come denominazione storica, Repubblica A., la repubblica instauratasi a Milano nell’agosto 1447, dopo la morte del duca Filippo Maria Visconti, e cessata nel febbraio 1450 per capitolazione all’assedio di Francesco Sforza. c. Appartenente alla Biblioteca Ambrosiana, istituita dal cardinale Federico Borromeo nel 1609: il Virgilio ambrosiano. 2. s. m. a. (f. -a) Cittadino di Milano, milanese: un a. autentico. b. Nome con cui si designano correntemente i membri di alcuni ordini e congregazioni religiose che si intitolano da sant’Ambrogio (i fratelli di s. Ambrogio, gli oblati e gli oblazionarî di s. Ambrogio, ecc.).