anagramma
s. m. [comp. del gr. ἀνά (che qui indica inversione) e γράμμα «lettera», rifacimento del gr. tardo ἀναγραμματισμός, che aveva questo stesso sign., der. di ἀναγραμματίζω «invertire le lettere di una parola»] (pl. -i). – Sostituzione di una parola, o di una frase, con un’altra parola, o frase, nella quale le lettere che compongono la prima sono le stesse ma in posizione scambiata: «mora» è l’a. di «ramo» e di «amor»; «Trilussa» è l’a. del cognome «Salustri». Come gioco enigmistico, i tipi di anagramma più comuni sono: l’a. semplice, quando due o più parole sono composte dalle stesse lettere diversamente combinate (Germano, Marengo, Romagne); l’a. diviso, quando da due parole anagrammate si ottiene un’unica parola (sogno realtà, ergastolano); l’a. a frase, quando, anagrammando una parola, si ottiene una o più frasi (bibliotecario, beato coi libri; calendario, l’ora di cena, l’arca di Noè); e la frase anagrammata, quando da una frase si ricavano una o più frasi (mangiare del riso, il magro desinare, si dorme in galera).