anandamide
s. f. Amide tra l’acido arachidonico e l’etanolammina: principio farmacologico neuromodulatore che riduce il ricordo di situazioni dolorose. ◆ Praline e bon-bon sono delle «droghe», come del resto i biscotti ricoperti. «Colpa della anandamide e della feniletilammina - spiega la neodottoressa [Laura Magrini] -. Come si diventa cioccotossici? Si comincia con una pralina al giorno, poi il bisogno si fa più forte e anche le quantità da consumare crescono». (Caterina Belloni, Corriere della sera, 25 ottobre 1998, p. 51, Cronaca) • Il cioccolato contiene almeno trecento sostanze. […] L’anandamide, che sulle cellule cerebrali ha effetti simili a quelli della marijuana, dà una sensazione di benessere, appagamento e serenità. (Foglio, 25 ottobre 1999, p. 2) • «Dopo un lavoro estenuante, riuscimmo a caratterizzare un composto capace di legarsi al recettore del THC. Questo composto fu battezzato anandamide, che in sanscrito significa “beatitudine”. […] L’anandamide è presente nel cervello in concentrazioni molto basse, ma il suo contenuto aumenta in seguito a stress» [Raphael Mechoulam intervistato da Enrica Pugno]. (Stampa, 4 febbraio 2004, Tuttoscienze, p. 1).
Composto dal sanscr. ānanda ‘stato di grazia’ e dal s. f. amide (variante grafica del più frequente ammide).