anatema
anatèma (raro anàtema) s. m. [dal lat. tardo anathēma e anathĕma, gr. ἀνάϑημα «offerta votiva», poi ἀνάϑεμα «maledizione», der. di ἀνατίϑημι «dedicare»] (pl. -i). – 1. Presso i Greci, offerta deposta nel tempio di una divinità, e costituita in origine da frutta o da animali, più tardi anche da armi, statue, ecc., in ringraziamento per una vittoria o altro avvenimento favorevole. 2. Nel Cristianesimo, bando dalla Chiesa, scomunica, soprattutto in quanto rivolta contro eretici e scismatici. Il nuovo sign. si è formato in seguito all’uso del termine ἀνάϑημα fatto dai traduttori greci dell’Antico Testamento per tradurre l’ebraico ḥērem «consacrato» (ma interpretato come «offerto a Dio per lo sterminio»); più tardi esso acquistò i sign. di «oggetto di maledizione», di «giuramento» e infine di «bando dalla comunità religiosa». 3. a. Nell’uso mod., sinon., più dotto e letter., di scomunica, spec. nelle locuz. lanciare, scagliare, fulminare l’a. contro qualcuno. b. estens. Maledizione: gridare l’a. contro qualcuno; un a. misterioso pareva che pesasse sopra di lei (Manzoni).