angelo
àngelo (o àngiolo; ant. àgnolo) s. m. [lat. tardo angĕlus, dal gr. ἄγγελος «messaggero, angelo», usato dai traduttori greci dell’Antico Testamento per rendere l’ebraico mal’āk «messaggero, ministro»]. – 1. Nelle credenze religiose dell’Antico Testamento e del cristianesimo (da cui è passato anche nell’islamismo), nome degli esseri sovrumani formanti la corte di Dio e ministri di Dio presso gli uomini, a cui annunciano la sua volontà, rappresentati nella iconografia tradizionale come giovani efebi alati oppure come teste ricciute di putto, circondate da alucce. In senso ampio, cioè nel loro complesso, gli angeli sono ordinati, secondo la gerarchia celeste delineata dallo Pseudo-Dionigi, e accolta anche da Dante, in 3 gerarchie (o ordini), suddivise a loro volta in 3 cori ciascuna (v. gerarchia, n. 2); in senso stretto, gli angeli formano, in tale scala gerarchica, il terzo coro della terza gerarchia, cioè l’ultimo grado della gerarchia celeste. Fraseologia più com.: Regina degli a., la Vergine (e come nome di chiese o monasteri: S. Maria degli A.); Pane o Mensa degli a., l’Eucaristia (con altro senso, in Dante, pan de li a., la vera sapienza); lunedì dell’A., il lunedì seguente la Pasqua; salire tra gli a., morire (detto spec. di bambini); discutere sul sesso degli a., in senso fig., discutere su questioni insolubili o inutili. A. custode, protettore e compagno che Dio assegna ai singoli uomini (secondo una concezione presente anche nella religione babilonese e nello zoroastrismo); in senso fig., essere l’a. custode di uno, o l’a. tutelare, prenderlo sotto la propria protezione; scherz., è il suo a. custode, di chi sta sempre accanto a una persona senza lasciarla mai; fam., tra due a. custodi, accompagnato da due a. custodi, tra due carabinieri. Per contrapp., l’a. delle tenebre, l’a. del male, il demonio, Satana. In senso fig., per indicare grande bellezza o bontà o purezza: è bella come un a.; ha un viso d’a.; è proprio un a.; è un a. di bontà, d’innocenza; o per indicare perfezione: canta, parla, dipinge, danza come un a.; e come vocativo affettuoso: a. mio!, a persona cara. 2. In numismatica, moneta d’oro coniata da Filippo VI di Valois re di Francia nel 1341-42, così chiamata (in francese ange o angelot) dall’effigie di un angelo coronato, con la croce e lo scudo di Francia, in piedi sul drago; il nome fu dato poi anche ad altre monete, in Francia e in Inghilterra. 3. Nello sport: a. Una delle figure libere del pattinaggio artistico: il corpo, tutto piegato in avanti, con le braccia aperte e il capo eretto, si tiene in equilibrio sopra un piede solo, mentre l’altra gamba è tesa indietro sullo stesso piano orizzontale del tronco. b. Volo dell’a. (o semplicem. angelo), tuffo eseguito aprendo le braccia nel momento in cui il corpo si libra in aria; ora detto tuffo semplice in avanti. 4. Proiettile speciale, costituito da due semisfere collegate da una sbarra di ferro (talvolta da una catena), adoperato prevalentemente dalle artiglierie navali dell’epoca velica, per danneggiare spec. l’alberatura delle navi avversarie. ◆ Dim. e vezz. angiolino, angiolétto (v. la voce), soprattutto in senso fig., riferendosi a un bambino (o bambina): dorme come un angioletto; o a bimbi defunti: il mio povero angioletto; poet. angiolèllo: Un angiolel d’amore umìle (Dante).