anglocrazia
s. f. Posizione di predominio della lingua inglese in ambito internazionale. ◆ E se succedesse davvero? Se ci svegliassimo una mattina e scoprissimo che l’inglese è diventato la lingua unica dell’Europa? Anzitutto, faremmo meglio a chiamarla «americano». Servirà a non irritare il ben noto sciovinismo dei francesi, che non cederebbero mai il passo ai cugini d’Oltremanica. Poche preoccupazioni le darebbero i tedeschi, non parliamo poi degli italiani che già adesso non provano neppure a tradurre «Shakespeare in love» con «Shakespeare innamorato». Il resto dell’Europa? Chinerebbe la testa. E allora, via all’americano come lingua ufficiale, seguendo l’anglocrazia dominante. (Dario Fertilio, Corriere della sera, 21 aprile 1999, p. 33, Cultura & Spettacoli) • Parlando in italiano al briefing di mezzogiorno, [Ricardo Franco] Levi ha infatti riscoperchiato il vaso di Pandora della questione linguistica: uno dei grandi tabù su cui si basa, o meglio si basava, la coesistenza pacifica delle quindici bellicose tribù giornalistiche a Bruxelles. C’è veramente un’ironia crudele nel fatto che Levi, il più anglosassone dei giornalisti italiani, finisca sotto accusa per aver osato sfidare l’anglocrazia della più grande sala stampa del mondo. (Andrea Bonanni, Corriere della sera, 7 aprile 2000, p. 13, Esteri).
Composto mediante la giustapposizione dei confissi anglo- e -crazia.