anima
ànima s. f. [lat. anĭma, affine, come anĭmus, al gr. ἄνεμος «soffio, vento»]. – 1. Nell’accezione più generica, il principio vitale dell’uomo, di cui costituisce la parte immateriale, origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della stessa coscienza morale. Accezioni e determinazioni più partic. ha avuto il termine nelle varie concezioni filosofiche; per es., in Aristotele come principio vitale dell’uomo (a. intellettiva), degli animali (a. sensitiva), delle piante (a. vegetativa), mentre da Platone è chiamata a. razionale la facoltà razionale dell’anima (v. i singoli agg.). a. Considerata nella sua unione col corpo, contrapposta o complementare ad esso: l’uomo è formato di corpo e di a.; è lui, in a. e corpo, è proprio lui. Così, per esprimere la piena e totale dedizione di sé a una persona, a una cosa: darsi, legarsi a. e corpo a qualcuno; mettersi o buttarsi a. e corpo in un’impresa; o per indicare l’intima unione spirituale di due esseri, l’amicizia, l’amore: quei due sposi sono un corpo e un’a. sola (o anche: un’a. e due corpi); a. gemelle, due persone di sentimenti e gusti conformi. b. Come principio di vita: esalare l’a., rendere l’a. a Dio, spirare, morire; reggere l’a. coi denti, essere assai malandato in salute; tossendo l’a. a ogni passo: una tosse fioca che non si udiva quasi più (Verga); anche con riferimento ad animali, meno spesso a organismi vegetali: L’a. d’ogne bruto e de le piante (Dante). In frasi enfatiche equivale a «tutto»: cavare, rubar l’a. a uno, portargli via tutto, ottenere da lui tutto ciò che si vuole; darebbe l’a. per quel figlio, darebbe la vita, farebbe qualsiasi sacrificio; si berrebbe l’a., si giocherebbe l’a., parlando di bevitori o di giocatori ostinati. In espressioni d’affetto: è l’a. mia, è l’a. dell’a. mia; e come vocativo a persona cara: a. mia! Per estens., parte essenziale, ciò che dà forza, impulso a qualche cosa: le passioni sono l’a. della tragedia; la pubblicità è l’a. del commercio; la disciplina è l’a. dell’esercito; riferito a persona: essere l’a. di un’impresa, di un affare, di una congiura e sim., esserne il promotore, l’animatore. Con altri sensi fig.: è un volto senz’a., senza espressione; nelle produzioni dell’arte, dare a., dare vita, forza, sentimento: dare a. allo stile; pittore che dà a. alle sue figure; è uno scultore che riesce a infonder l’a. nel marmo. c. Come sede degli affetti: voler bene con tutta l’a., con tutta l’intensità del sentimento; volersi un bene dell’a., amarsi moltissimo; donare con tutta l’a., di vero cuore; gli occhi sono lo specchio dell’a., rivelano i sentimenti intimi di una persona; non si può sapere ciò che uno ha nell’a.; recitare, cantare, suonare con a., con calore e sentimento (anche assol. con anima, come didascalia musicale); suona con grande abilità tecnica, ma non ci mette a., non ci mette calore; andare, arrivare all’a., toccare profondamente; cosa che passa l’a., che commuove intimamente; rapisce l’a., manda in estasi; mangiarsi, rodersi l’a., arrabbiarsi internamente, crucciarsi; avere un’a. di aguzzino, di sbirro e sim., averne l’attitudine innata; a. della folla e sim., il complesso dei sentimenti e delle aspirazioni da cui è mossa una moltitudine. Locuz. pop., figlio d’a., figlio adottivo. d. Come parte intima della personalità (e per estens. la parte più interna e vitale del corpo): il grido gli uscì proprio dall’a.; gli lessi fino in fondo all’anima. Locuzioni fig.: sudare l’a., fare grande fatica: ho dovuto sudar l’a. per dissuaderlo; volg., romper l’a., seccar l’a. a qualcuno, recargli grave fastidio, dargli noia. e. Come principio della coscienza morale e religiosa: avere sull’a., essere colpevole di qualche cosa; è un’azione che mi pesa sull’a., di cui sento rimorso. Soprattutto in quanto parte incorruttibile dell’uomo, destinata, secondo la fede cristiana, al premio o alla pena eterna nell’altra vita: pensare all’a. propria, alle cose dell’a.; raccomandarsi l’a. a Dio, di chi sente vicina la morte o si trova in grande pericolo; raccomandare l’a., dire le preghiere per gli agonizzanti; ti giuro sull’a. mia; morte dell’a., in teologia, lo stato del peccatore; salvarsi l’a., dannarsi l’a. (e con lo stesso sign.: dare o vendere l’a. al diavolo, mandare l’a. in perdizione, e sim.); fig., far dannare l’a., far perdere la pazienza, irritare: quei benedetti ragazzi mi fanno dannar l’a.; con la sua testardaggine mi farebbe dar l’a. al diavolo; aver cura d’anime, esercitare il governo spirituale dei fedeli (detto spec. dei «curati»); disposizioni per l’a., qualsiasi liberalità a scopo di beneficenza o di culto e in partic. qualsiasi liberalità tra vivi o a causa di morte, avente per oggetto la celebrazione di messe in suffragio di un’anima; Giardino dell’a., espressione con cui è tradotto talvolta il lat. Hortulus animae, titolo di alcune raccolte di preghiere (diffuse soprattutto nel sec. 16°). Considerata come sciolta dal corpo, nella sua esistenza ultraterrena: pregare per l’a. di un defunto; invocare l’a. di qualcuno; le a. del paradiso o beate, le a. del purgatorio o purganti, le a. dell’inferno o dannate; fig.: a. dannata, persona malvagia; essere l’a. dannata di qualcuno, esserne il cattivo ispiratore; gridare, correre come un’a. dannata, furiosamente, disperatamente; mi sembra un’a. in pena, di chi è inquieto e non può trovar pace. In espressioni fam., per indicare rispettosamente persone care defunte: me lo diceva sempre la buon’a. di mio padre; è tutto il ritratto di suo nonno, buon’a. (v. buonanima); devi farlo per quell’a. benedetta!, forma di esortazione. All’anima! ..., esclam. volg. equivalente a «caspita!» «alla grazia!» e sim. 2. estens. a. Persona, soprattutto con riferimento alle qualità spirituali, al carattere, ai sentimenti: è un’a. nobile, ingenua, sensibile, tenera, appassionata; a. degna, persona meritevole di alta stima; a. grande, che ha sentimenti e pensiero elevati; è un’a. scellerata; eccola, quell’a. candida! (per lo piu iron.); quell’a. nera d’uno sbirro!; qualche buon’a. ci aiuterà; alle a. nobili la perfezione è dovere, alle a. basse il dovere è un soprappiù come cosa di lusso (Tommaseo). In partic., a. bella, espressione di origine mistica che nel romanticismo acquista un più preciso valore (attraverso l’uso che ne hanno fatto soprattutto Schiller, Hegel e Goethe), di persona nella quale il comportamento morale è diretta emanazione della sensibilità e della gentilezza d’animo; è in genere adoperata con tono più o meno iron., per indicare un’ingenuità e semplicità eccessiva e facilmente vulnerabile. Fam., a. lunga, di persona alta e allampanata. b. Più genericam., individuo umano, spec. parlando d’una popolazione: Milano aveva allora centomila a.; erano circa quindici centinaia di migliaia di a. che uscirono dello Egitto (Savonarola). Stato delle a., anticamente, l’elenco delle persone dimoranti o nate in un luogo; oggi è così chiamato talora il registro o schedario dei fedeli di una parrocchia (anche libro dello stato delle a., o più brevem. libro delle anime). In frasi negative, a. viva (o vivente, o nata; anche assol. un’anima) equivale a «nessuno»: per le strade non s’incontrava a. viva; senza veder né sentire a. vivente, arrivò vicino alla casetta dove aveva pensato di fermarsi (Manzoni); ti raccomando di non farne parola ad a. vivente; in tutta la casa non c’era a. nata (più com., non c’era un’a.). 3. Per analogia, a. del mondo, o a. cosmica, espressioni filosofiche con cui è stato indicato il principio vitale dell’universo. 4. Di varie cose, la parte interna, quella che funge da sostegno o dà forma. In partic.: a. Anima d’una pianta, d’una radice, la sostanza intima; a. del legno, la parte più interna, sinon. di durame; a. d’un frutto, il seme rinchiuso nel nòcciolo (quindi, di persone legate da stretta amicizia e da unità di sentimenti: sono due a. in un nòcciolo); a. d’un bottone, il dischetto di legno o di metallo che viene ricoperto di stoffa; a. della cravatta, striscia di stoffa posta nell’interno della cravatta per renderla più consistente; a. di una corda, il canapo intorno a cui sono avvolti i legnoli; a. di una matita, il canaletto per la grafite; in legatoria, anima, striscia di cartone leggero che viene fissata sulla tela o pelle che ricopre il libro, in corrispondenza del dorso, tra i due capitelli. b. Negli strumenti musicali a corda (violino, ecc.), pezzetto di legno cilindrico posto nell’interno della cassa, tra il fondo e il coperchio, nel punto su cui fa forza il ponticello. Nell’organo, diaframma posto tra il piede e il corpo della canna (cosiddetta canna ad anima o labiale, contrapposta alla canna ad ancia). c. Nei profilati metallici a doppio T e nelle travi composte a parete piena, parte resistente centrale disposta sul piano di sollecitazione e destinata ad assorbire prevalentemente gli sforzi di taglio; nelle costruzioni di legno, è un pezzo che ne unisce due altri, a contatto, penetrando entro cavità in essi praticate. d. In fonderia, parte della forma destinata a produrre nel getto una cavità: le anime vengono preparate separatamente in apposite scatole dette casse d’anima e introdotte nella forma allogandole negli incavi prodotti dalle portate d’anima di cui è provvisto il modello. e. Nella tecnica, a. di un cavo, il cordone centrale su cui sono avvolti i trefoli (a volte di materiale diverso da quello dell’anima stessa). f. In artiglieria, cavità interna della bocca da fuoco comprendente la camera di caricamento e la parte rigata: nella prima prende alloggiamento il proietto, la seconda è percorsa dal proietto alla partenza del colpo. g. In tipografia, il supporto metallico dei rulli inchiostratori o bagnatori di macchine da stampa tipografiche o offset. 5. Antica armatura a scaglie o a lamine che copriva il petto ed era adoperata dai fanti o dai combattenti sulle navi. 6. Per un uso fig. del sign. 1 a, in araldica è detto anima il motto congiunto alla figura di un’impresa. ◆ Dim. animina, animétta, e più com. animùccia (anche spreg., con riferimento a persona di carattere debole o vile); con accezioni partic., animèlla (v.); pegg. animàccia (anche in esclamazioni o imprecazioni popolari).