anti-famiglia
(anti famiglia), agg. Che tende a minare le basi dell’istituzione familiare. ◆ Fra gli stranieri, in una marea umana spagnola, il più visibile, in prima fila, era il presidente dell’Istituto della politica familiare francese, Jean Louis Thes, che ha espresso la sua soddisfazione per «l’enorme mobilitazione della Spagna contro un progetto di legge anti famiglia ed estremista del governo socialista di [José Luis Rodríguez] Zapatero». (Mino Vignolo, Corriere della sera, 19 giugno 2005, p. 11, Esteri) • Amareggia non cogliere questa opportunità delle performance anti-famiglia che gli «unionisti» di ieri e di oggi hanno compiuto nella direzione di smontare scientificamente la «convenienza civile» a rispettare Costituzione e codice civile in materia di matrimonio. (Luca Volontè, Libero, 28 marzo 2006, p. 9, Verso le elezioni) • Toccherà oggi al sindaco [Walter] Veltroni trovare una sintesi fra le diverse anime della maggioranza capitolina divisa sull’istituzione a Roma del registro delle unioni civili. […] Tenendo conto dell’ennesimo attacco al «fronte anti-famiglia», pubblicato ieri su «Avvenire», e della proposta dell’assessore cattolico Lucio D’Ubaldo di istituire sì un registro, ma delle solidarietà civili, che consenta l’iscrizione a tutte quelle persone - anche consanguinee - che abitano sotto lo stesso tetto. (Giovanna Vitale, Repubblica, 3 dicembre 2007, Roma, p. I).
Derivato dal s. f. famiglia con l’aggiunta del prefisso anti-.
Già attestato nella Repubblica del 21 luglio 1992, p. 21 (Vittorio Zucconi), nella variante grafica anti famiglia.