anti-Hiv
(anti Hiv), agg. inv. Che previene il contagio da Hiv (Human Immunodeficiency Virus, virus dell’immunodeficienza umana). ◆ tra i piccoli passi di cui è fatta la lotta alla malattia, c’è uno studio internazionale sulla trasmissione del virus da madre a figlio, che dimostra come il parto cesareo programmato in anticipo e combinato con la terapia anti Hiv in gravidanza riduca questo rischio dall’attuale 19 per cento al 2 per cento. (Marina Verna, Stampa, 2 luglio 1998, p. 9, Interno) • «Quando fu isolato l’Hiv nell’83 - ricorda il microbiologo [Mauro Bendinelli] - si preannunciò che in poco tempo avremmo avuto dei vaccini. Un po’ troppo baldanzosamente, si pensava di sviluppare i vaccini anti-Hiv con i criteri tradizionali: utilizzare virus uccisi o attenuati, o pezzetti della particella virale. In realtà, ci si è accorti che queste strade, non solo non portavano a protezione, ma potevano addirittura aumentare la suscettibilità all’infezione, e sviluppare più facilmente la malattia. Allora si è capito che si doveva tornare a fare degli studi di base, per capire come mai per l’Hiv questa strada non funzionava». (Lucia Zambelli, Repubblica, 13 febbraio 2000, Firenze, p. VIII) • Secondo il nuovo rapporto pubblicato da Unaids, l’agenzia dell’Onu che coordina le campagne internazionali anti-Hiv, nel corso del 2007 il virus ha ucciso 2,1 milioni di persone, infettandone al contempo 2,5 milioni (6.800 al giorno), soprattutto in Africa. (Daniele Zappalà, Avvenire, 21 novembre 2007, p. 28, Oggi Frontiere).
Dall’ingl. anti-Hiv.
Già attestato nella Repubblica del 6 dicembre 1986, p. 5 (Daniele Mastrogiacomo).