anticalcio
(anti-calcio), s. m. e agg. inv. L’antitesi del gioco del calcio, il rifiuto dello strapotere del mondo del calcio; a essi relativo. ◆ «Ci hanno già ripensato, niente più cartellini rossi per i falli da dietro, è venuto a spiegarlo in ritiro il nostro arbitro Marcio Rezende. Così trionferà l’anticalcio del tackle», sussurra Mario Lobo Zagallo, l’omino con bianchi capelli e bianco berretto, collezionista di coppe del mondo (stava con Pelè in campo, stava in panchina nel ’70 contro [Gigi] Riva e [Sandro] Mazzola e adesso è ancora qui). (Maurizio Crosetti, Repubblica, 10 giugno 1998, p. 44, Sport) • Lo schermidore Paolo Milanoli aveva organizzato a San Vittore Olona una sorta di festa del resto dello sport, un raduno dell’anti-calcio a cui aveva invitato, per l’appunto, il resto del mondo sportivo a cominciare dagli ori olimpici. (Stampa, 3 febbraio 2001, p. 29, Sport) • La tedesca «Bild» attacca «L’orso [Daniele] De Rossi protagonista di un match anticalcio. Ciò che si è visto in campo non aveva nulla a che fare col gioco del pallone. L’esibizione dell’Italia è stata inaccettabile» (Fabio Monti, Corriere della sera, 19 giugno 2006, p. 35, Sport).
Derivato dal s. m. calcio con l’aggiunta del prefisso anti-.
Già attestato nella Repubblica del 23 marzo 1986, p. 38, Sport (Gianni Mura).