antichita
antichità (ant. antiquità) s. f. [dal lat. antiquĭtas -atis, rifatto, per la forma con -chi-, su antico1]. – 1. L’essere antico; stato, condizione di ciò che è antico: l’a. di un palazzo, di un codice; monumento venerabile per la sua a.; nella antiquità e continuazione del dominio sono spente le memorie e le cagioni delle innovazioni (Machiavelli). 2. Età antica, in contrapp. all’età di mezzo (o medioevo) e all’età moderna: durante l’a.; i poeti dell’a.; studioso dell’a. greco-romana. Anche, gli uomini dell’età antica: i cultori degli studî che l’a. disse umani (Carducci); l’a. si figurò come maestro perfino il vecchio aedo cieco (Pascoli). 3. Oggetto antico (spec. al plur.): aveva la casa piena di a.; museo di antichità; meno com., oggi, rudere, avanzo di antica costruzione. Sempre al plur., il patrimonio artistico del passato e i monumenti archeologici. 4. Al plur., usi, istituzioni antiche. In partic., col nome di antichità si continua convenzionalmente a chiamare lo studio di alcune discipline sussidiarie della storia antica, e particolarm. quello delle istituzioni pubbliche e sacrali (mentre altre discipline, come l’archeologia, l’epigrafia, la numismatica hanno ormai acquistato una fisionomia propria); e con l’espressione a. classiche è talvolta designato, da alcuni filologi, il complesso delle discipline concernenti il mondo greco-romano (ted. klassische Altertumswissenschaft). Anche con riferimento a epoche posteriori, per es. al medioevo (come nei titoli di due opere di L. A. Muratori: Antichità estensi, e Dissertazioni sopra le antichità italiane).