antipubblicita
antipubblicità (anti-pubblicità), s. f. e agg. inv. Messaggio pubblicitario che finisce per assumere un valore parodistico; che contrasta l’uso indesiderato di messaggi pubblicitari. ◆ L’antipubblicità si annida nei siti più qualunquisti e trash, sceglie come veicolo l’e-mail, ma a volte riempie i cartelloni nelle strade come quella che vede involontario protagonista [Silvio] Berlusconi. (Repubblica, 7 novembre 2000, p. 39, Cronaca) • «Pensiamo che questo virus sia stato scritto da uno “spammer” o da più “spammer” che cercavano di studiare nuovi modi per superare i filtri anti-pubblicità», dice Mikko Hypponen, dirigente dell’azienda finlandese per la sicurezza informatica F-Secure. (Paolo Ottolina, Corriere della sera, 22 agosto 2003, p. 15, Cronache) • [Nel caso dei graffiti sui muri delle città,] Quasi sempre si tratta di scritte trasgressive, controcorrente: dall’invettiva personale alla perorazione d’amore, dalla provocazione alla propaganda politica. Una forma di anti-pubblicità. (Stampa, 26 febbraio 2007, p. 32, Società e Cultura).
Derivato dal s. f. inv. pubblicità con l’aggiunta del prefisso anti-.
Già attestato nella Repubblica del 23 gennaio 1990, p. 27, Spettacoli (Roberto Nepoti).