antispot
(anti-spot), agg. Che tende a limitare e a regolamentare la trasmissione della pubblicità televisiva. ◆ il Senato ieri ha dato via libera alle norme antispot (permessi soltanto in appositi contenitori per garantire lo spazio a tutte le forze politiche) con non poche polemiche tra maggioranza e opposizione. (Stampa, 22 ottobre 1999, p. 1, Prima pagina) • Nei primi conciliaboli degli strateghi parlamentari del centro-destra ieri venivano evidenziate due ipotesi. La prima è quella di utilizzare il nuovo passaggio in Senato per cancellare l’emendamento anti-spot, ripristinare il vecchio testo e poi, in una sequenza da brivido, tentare un nuovo blitz facendo rivotare dalla Camera il testo «ripulito». I rischi però sono elevatissimi, primo tra tutti quello di restare intrappolati nell’ingorgo dei lavori parlamentari tra finanziaria e legge sulla procreazione. (Dario Di Vico, Corriere della sera, 2 ottobre 2003, p. 2, In primo piano) • Nel paese dei Berlusconi, dove a furor di popolo viene respinto il referendum anti-spot, pare normale che chi vuol vendere un prodotto lo faccia prevalentemente in tv. Invece basta allontanarsi un po’ e le percentuali cambiano parecchio: in Francia alla tv va meno del 30%, in Germania il 23%, in Spagna il 39,9%. In tutta l’Europa non c’è un paese che abbia tanta pubblicità - in assoluto, e in proporzione agli altri mezzi di comunicazione - sul piccolo schermo. (Manifesto, 18 dicembre 2004, p. 13, Inchiesta).
Derivato dal s. m. inv. spot, a sua volta dall’ingl. spot(light), con l’aggiunta del prefisso anti-.
Già attestato nella Repubblica del 15 maggio 1988, p. 9, Politica (Maurizio Ricci), nella variante grafica anti-spot.
V. anche taglia-spot.