antitesi
antìteṡi s. f. [dal lat. tardo antithĕsis, gr. ἀντίϑεσις «contrapposizione»]. – 1. Figura retorica consistente in un accostamento di parole o di concetti contrapposti, che acquistano maggior rilievo dalla vicinanza e dalla disposizione per lo più simmetrica. Si può ottenere sia affermando una cosa e negando insieme la sua contraria, come, per es., in Dante: «Non fronda verde, ma di color fosco; Non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti; Non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco», sia mettendo a contrasto due fatti opposti ed ambedue reali; per es., in T. Tasso: «ella non schiva Poi che seco non muor, che seco viva»; o in Leopardi: «sul colle d’Antela, ove morendo Si sottrasse da morte il santo stuolo». Anche in modi del linguaggio com.: «chi la vuol cotta e chi la vuol cruda». 2. estens. Contrasto, opposizione: le tue opinioni sono in netta a. con le mie. 3. Nel linguaggio filos., indicava originariamente un generale rapporto di opposizione fra due concetti; in Kant e nella filosofia postkantiana, non significa più tale rapporto di opposizione, ma il termine negativo dell’opposizione stessa, cioè la proposizione che, in un’antinomia, contraddice la «tesi»; nella dialettica hegeliana, la tesi e l’antitesi si risolvono, come momenti astratti, nella concretezza di una sintesi superiore.