antiutopia
(anti-utopia), s. f. Concezione del mondo eccessivamente realistica, che si oppone a ogni suggestione utopistica. ◆ Se sotto Natale i vostri parenti si fanno molto insistenti, regalate loro i Racconti umoristici e satirici di Heinrich Böll. Oltre a trovarci un meraviglioso racconto su una collezione di silenzi, si soffermeranno su «Tutti i giorni, Natale», che definirei una perfetta anti-utopia. (Stefano Bartezzaghi, Stampa, 24 dicembre 1998, Tuttolibri, p. 2) • Herbert George Wells, uno dei due papà della fantascienza, elaborò invece l’altra tipica immagine del radicalismo vittoriano delle «due Nazioni», cioè la tremenda anti-utopia della «Macchina del tempo», in cui la divisione in classi si è inserita nell’evoluzione di un’umanità rimbecillita dall’industrializzazione, dividendola in due specie: gli idioti bambocci, i bestiali cannibali. (Foglio, 3 novembre 2001, p. 3) • Una delle visioni più cupe dell’avvenire è l’antiutopia descritta nell’ultimo romanzo di Vladimir Sorokin, «La giornata di un opricnik» (2006). Nel 2027 il Paese è guidato da una monarchia secondo il modello zarista, e una muraglia separa la Russia dall’Occidente. Il protagonista, Andrej Komjaga, è un opricnik, uno dei «cani dello zar» che, come ai tempi di Ivan il Terribile, seminano terrore per le strade di Mosca. (Marco Dinelli, Manifesto, 2 dicembre 2007, p. 12, Cultura).
Derivato dal s. f. utopia con l’aggiunta del prefisso anti-.
Già attestato nella Repubblica del 14 maggio 1987, p. 24, Cultura (Alberto Asor Rosa), nella variante grafica anti-utopia.