antiVangelo
(Anti-Vangelo, anti-evangelo), s. m. In senso figurato, l’insieme dei principi fondamentali che costituiscono l’antitesi di una dottrina considerata fondamentale. ◆ Il Werther di [Mikhail] Sushkov è davvero molto «russo» e il suo suicidio ateistico trova, se non un seguito, almeno un aggancio nel più grandioso suicidio della letteratura: quello di Kirillov nei Demoni di [Fëdor Michajlovic] Dostoevskij. […] Egli professa un salvifico e liberatorio antiVangelo dell’autoannichilazione, anticipando, in forme paradossali, quello che [Friedrich] Nietzsche, lettore attento dei Demoni, scriverà in un passo (Vittorio Strada, Corriere della sera, 19 agosto 1999, p. 29, Cultura) • «L’Anti-Vangelo è la forma del nuovo totalitarismo». Chi ha potuto gettare uno sguardo sul nuovo libro di Giovanni Paolo II, assicura che questo è uno dei punti chiave dello scritto del pontefice. È il tormento che insegue il vecchio papa da anni. (Marco Politi, Repubblica, 19 febbraio 2005, p. 16) • Il cardinale di origine indiana [Ivan Dias] cita […] Giovanni Paolo II, il quale pochi mesi prima di essere eletto Papa disse: «Noi siamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai avuto. Penso che la comunità cristiana non l’ha compreso ancora del tutto. Noi siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e l’anti-chiesa, tra il Vangelo e l’anti-evangelo». (Mimmo Muolo, Avvenire, 9 dicembre 2007, p. 6, Primo piano).
Derivato dal s. m. vangelo con l’aggiunta del prefisso anti-.
Già attestato nella Repubblica del 7 luglio 1984, p. 18, Spettacoli (Ugo Volli), nella variante grafica antivangelo.