antiwelfare
(anti-welfare), agg. inv. Contrario allo stato sociale, all’incentivazione di politiche assistenzialistiche pubbliche. ◆ Due punti, in quest’ideologia antiwelfare, fanno la forza della destra. Il totem della competizione globale, da liberare dai gravami. Ed è il lato efficientista e «sviluppista». E poi il tabù di un «individuo» sciolto dal sociale, responsabile solo dinanzi all’autorità che incarna lo spirito dell’Autorità, che a sua volta premia e manda dall’alto. (Unità, 13 gennaio 2002, p. 27, Orizzonti) • Nel centrosinistra [Romano] Prodi contesta il governo: «Ha attuato dottrine economiche anti-welfare, riproponendo un thatcherismo vent’anni dopo. Il risultato è stato un disastro». (Arena, 29 gennaio 2005, p. 4, Attualità) • «Non siamo ancora al pareggio di bilancio ma abbiamo rispettato gli impegni europei che avevamo ereditato». Tommaso Padoa Schioppa, in missione a Washington per l’assemblea Fmi, parla dei conti pubblici proprio mentre in Italia sfila il corteo anti-Welfare. (Elena Polidori, Repubblica, 21 ottobre 2007, p. 50, Economia).
Dall’ingl. antiwelfare.
Già attestato nella Repubblica del 10 marzo 1997, Affari & Finanza, p. 2 (Alberto Statera), nella variante grafica anti Welfare.