antropologia
antropologìa s. f. [comp. di antropo- e -logia]. – In senso ampio, scienza dell’uomo, che si concreta come concezione, teoria, programma di ricerche sull’uomo, visto come soggetto o individuo, oppure in aggregati, comunità, situazioni. Si diversifica in funzione dell’orizzonte conoscitivo e dei metodi d’indagine: a. filosofica, concepita soprattutto in rapporto all’autocoscienza e all’analisi introspettiva della soggettività umana; a. descrittiva, a. comparata, a. storica, che hanno per oggetto l’indagine documentaria e sociologica di costumi e forme di vita; a. fisica, sviluppatasi particolarm. nel sec. 19° e nella prima metà del 20°, che studia gli attributi fisici dell’umanità, variabili in relazione all’ambiente, all’età (auxologia), ai tipi costituzionali (biotipologia), ai diversi tipi razziali (a. razziale), alla distribuzione geografica, al corso del tempo (paleoantropologia); l’apporto della biologia molecolare e della genetica ha permesso di superarne la fase puramente descrittiva, fondata sui caratteri morfologici e morfometrici, e ha dato vita al nuovo settore dell’antropogenetica (v.); a. culturale, a. sociale, dirette all’indagine e interpretazione di credenze, attività espressive e istituzioni dei popoli cosiddetti primitivi, ma anche delle manifestazioni storiche delle diverse culture. Nel linguaggio teologico, concezione e definizione dell’uomo nel suo rapporto con il principio creatore dell’universo o come soggetto del regno di Dio (si parla, per es., di una a. del Nuovo Testamento). Per a. criminale, v. criminale, n. 1 a.