apice
àpice s. m. [dal lat. apex apĭcis «punta»]. – 1. Culmine, cima, e sim.: a. della fiamma; più com. fig.: l’a. della fortuna, della felicità; essere all’a. della potenza, della gloria; raggiungere l’a. della carriera; io avea toccato l’a. dei miei desiderii (I. Nievo). In fonetica, a. sillabico, o assol. apice, il punto culminante della voce nella sillaba (nelle parole italiane, è portato in ogni sillaba dalla vocale). 2. Parte estrema di un organo, in opposizione alla base: in anatomia, a. del polmone, la parte superiore, cioè il parenchima polmonare al disopra della prima costola; a. della radice dentaria, o a. radicolare, l’estremità della radice del dente, che è quella impiantata nella parte più interna dell’alveolo; in botanica, a. vegetativo (o anche cono vegetativo), estremità del fusto (a. vegetativo caulinare) o della radice (a. vegetativo radicale) dove sono localizzate le cellule meristematiche (v. meristema). 3. Presso gli antichi Romani: a. Verghetta d’olivo rivestita di lana in cima al berretto bianco del flamine; per metonimia, il berretto stesso del flamine a forma di cono, ornato della verga d’olivo. b. La protuberanza sull’elmo alla quale veniva fissato il pennacchio, che con essa costituiva il cimiero. 4. a. Segno a forma d’accento acuto che nell’antica notazione numerica greca, fatta impiegando le lettere dell’alfabeto, si poneva a destra in alto dei numeri indicanti le unità, le decine, le centinaia, e a sinistra in basso dei numeri indicanti le migliaia. b. Segno a forma di accento acuto che i lapicidi romani dall’età di Silla fino alla seconda metà del sec. 3° d. C. ponevano, talvolta, sulle vocali lunghe per natura. c. Segno a forma di accento acuto usato da amanuensi italiani, spagnoli e inglesi nei sec. 11°e 12° in funzione tonica (accento) e per indicare i monosillabi lunghi; nella scrittura gotica (sec. 13°-14°) lo stesso segno servì a distinguere talune lettere da altre di simile forma (es. u da n). d. Segno a forma di accento acuto che in alcune lingue straniere si pone sopra o accanto ad alcune lettere come segno diacritico; in partic., nelle traslitterazioni di voci russe, secondo un uso generalmente adottato dagli slavisti e seguito anche in questo Vocabolario, indica consonante palatalizzata (per es., bol′ševik, men′ševik, oblast′). In alcuni sistemi di trascrizioni fonetiche, tra cui quello adottato in questo Vocabolario, lo stesso segno, con altra funzione, indica la posizione dell’accento tonico quando questo cade su una lettera già gravata da altri segni diacritici (per es., camping ‹kä′mpiṅ›). e. In matematica, segno a forma di accento acuto che, unico o ripetuto più volte, viene apposto in alto a destra di una lettera con funzione di indice: a′, a′′, ...; apposto al simbolo di una funzione, indica usualmente la sua derivata, prima, seconda, ecc. 5. In astronomia, il punto della volta celeste verso il quale un astro, nel momento in cui lo si considera, è diretto: a. del moto terrestre, il punto della sfera celeste verso cui, istante per istante, è diretta la Terra; a. stellare, il punto della sfera celeste verso cui sono dirette le stelle appartenenti a una medesima corrente stellare.