apofonia
apofonìa s. f. [comp. di apo- e -fonia]. – 1. In linguistica, alternanza non condizionata (cioè non determinata da diversità di contesto fonematico) di vocali, diverse per timbro o quantità, nel vocalismo di una stessa radice o di uno stesso suffisso: a. qualitativa, quando le vocali alternanti sono di egual quantità e diverse per qualità di timbro (per es., e ed o nel lat. tĕgo/tŏga); a. quantitativa, quando le vocali alternanti sono diverse per quantità e di uguale o simile timbro (per es., ĕ ed ē nel lat. tĕgo/tēgula). Il fenomeno è ben documentato, oltre che nelle lingue semitiche, nelle lingue indoeuropee, spec. quelle più arcaiche. 2. In retorica, artificio stilistico consistente nell’accostare o far rimare parole assonanti o fonologicamente simili, per ottenere particolari effetti espressivi, come, per es., nel verso di Dante (Inf. I, 36) «Ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto», o come le rime degli stornelli (v. anche paronomasia).